giovedì 24 febbraio 2011

Divagazioni a sud dello Zambesi

Ciao a tutti e rieccomi dopo una lunga pausa. Sono a Beira, è ricominciato l’anno accademico ed ho ripreso i miei impegni con l’Università Cattolica dove insegno introduzione alla sociologia e all’antropologia culturale nella facoltà di medicina oltre ad alcuni seminari. Ultimamente sono stato un po’ latitante nell’orfanatrofio dove cerco di dare una mano a Suor Delfina e alla sua equipe, ma il prossimo mese non solo spero di aver un po’ più di tempo a disposizione per stare con i ragazzi ma anche di scattare qualche foto e mandare qualche aggiornamento agli amici che si sono offerti di aiutare. Il sito del centro www.santinnocenti.org adesso ha anche la sezione in portoghese e in inglese. Va un po’ rivisto e soprattutto aggiornato ma ciò richiede un po’ di quel bene prezioso che sembra sempre scarseggiare: il tempo. A proposito di tempo, continua a fare caldo anche se le massime sono attorno ai 30-33 e non più ai 37-38 di dicembre- gennaio. Non ha piovuto molto finora qui nella zona di Beira ma, visto che la stagione delle piogge durerà ancora un mese o più, è meglio aspettare prima di tirare conclusioni affrettate.

Il cane “portalegna”

Strettamente legata alla scarsità di precipitazioni in alcune zone vicine, un paio di settimane fa un gruppo di persone ha notato una donna che tornava dai campi con una fascina di legna in testa e un bambino sulla schiena. Fin qui tutto normale. Quello che ha causato sorpresa e costernazione è stato il cane della signora che la seguiva, portando anche lui una piccola fascina che la donna gli aveva collocato sul dorso, fissandola con un panno. Apriti cielo! (anzi...chiuditi, visto il seguito). Quella vista insolita, che in altri momenti avrebbe potuto suscitare ilarità, è stata interpretata con sospetto. Scatta subito la denuncia alle autorità tradizionali (una specie di capi-villaggio anche se in effetti qui di villaggi non ce ne sono più) che convocano la tapina e dopo un breve interrogatorio la pronunciano colpevole di aver causato la “chiusura del cielo” a causa di un gesto “contro natura”. Viene subito organizzata una cerimonia (che spero di potervi raccontare nei dettagli nella prossima puntata)per rappacificarsi con gli spiriti, offesi da cotanta temerarietà, e la tapina deve pagare una multa. La pioggia però si fa ancora attendere e c’è già chi dice che è per colpa della cerimonia mal fatta mentre altri sostengono che la vera strega è la suocera della donna, relale mandante del sacrilegio (nel senso che ci sarebbe lei dietro l’idea del cane” portalegna”) e capace di ben altri sortilegi. A me verrebbe voglia di andare a congratularmi con le due donne per la trovata e di pagargli da bere ma son sicuro che causerei un putiferio per cui mi limito a registrare l’accaduto.

Permesso di soggiorno

Tempo fa avevo menzionato che il costo annuale del permesso di soggiorno (che si chiama DIRE e che tutti i cittadini stranieri devono avere) era passato da meno di 50 euro a 500. Dopo tante proteste da parte di alcuni ambasciatori, il governo ha voluto mostrare di fare uno sforzo ma il monte ha partorito un topolino. Dato anche il consolidamento del metical (moneta locale) sulle monete principali (strano ma vero!) il DIRE costa adesso 450 euro. Per quel che riguarda i missionari (che normalmente non sono qui per fare affari) si dice che il nunzio apostolico si sia dato un po’ da fare mentre pare che la cosa non stia molto a cuore all’episcopato mozambicano che, non solo non ha mai scucito un centesimo per aiutare i missionari ma che addirittura, come nella nostra diocesi, ci fa pagare anche l’euro del documento che ci viene rilasciato in segreteria e che dobbiamo poi presentare all’immigrazione. Probabilmente anche questo rientra nella categoria “Cooperazione tra le Chiese”…

Schede sim sì, registrazione no

Qualcuno si ricorderà che ai primi di settembre dell’anno scorso ci furono delle sommosse popolari, soprattutto nella capitale, Maputo. La polizia sparò ai manifestanti e 13 persone persero la vita oltre a centinaia di feriti per colpi di arma da fuoco. Le autorità accusarono gli organizzatori della rivolta di aver organizzato la guerriglia urbana a colpi di sms. Fino a quel momento chiunque poteva comprare una scheda telefonica senza presentare la minima documentazione. Come reazione immediata il governo decretò che tutti i possessori di una scheda telefonica dovevano registrarla entro due mesi. Ora, per chi ha un minimo di conoscenza delle difficoltà tecniche e logistiche esistenti in Mozambico, fu facile predire che si trattava di una “mission impossibile”. E così fu: dopo due mesi pare che nemmeno l’1% degli utenti di Mcel e Vodacom si fossero dati la briga di recarsi ai centri di registrazione . E così il governo si vide costretto a rivedere i suoi piani ma ancora una volta in maniera totalmente non realistica: il termine ultimo venne infatti fissato per il 7 gennaio, appena dopo le vacanze natalizie che qui coincidono con quelle estive. La pena per chi non si fosse “legalizzato” era il blocco della scheda. Inutile dire che gli zelanti furono ancora meno. E così, arrivati al 7 gennaio e senza nessun risultato, il Governo decise di fare la sola cosa possibile: lasciar perdere. L’unica conquista è quella che ora, se si compra una scheda sim per strada senza registrarsi tramite presentazione di un documento valido, non si possono fare chiamate ma solo riceverle. Ma per l’esorbitante somma di 20 meticais (meno di 50 centesimi) trovi un ragazzotto che è capace di sbloccartela senza andare a far le code nei negozi autorizzati. Questa sì che è una rivoluzione popolare, non violenta ed efficace. Forza ragazzi, “A luta continua!”

Anno di Machel

A proposito di rivoluzioni, il governo ha decretato che quest’anno sarà l’anno del primo presidente del Mozambico, Samora Moises Machel. Venticinque anni dopo la misteriosa morte del rivoluzionario, vulcanico e molto controverso statista, è cominciato il tentativo di “canonizzarlo”. In questi casi si rischia o di cadere nella vuota retorica o di rivisitare la storia, passando sopra i molti errori e le atrocità commesse dai rivoluzionari durante il tentativo di imporre il marxismo leninismo duro e puro nella decade che va dal ’75 all’85. Mi auguro che l’iniziativa susciti dibattiti interessanti, capaci di gettare un po’ di luce su un recente passato che ha inferto al popolo mozambicano delle profonde ferite non ancora curate. Non coltivo però molte speranze: gli storici di professione non abbondano di certo da queste parti. Per chi conosce il portoghese segnalo uno dei primi contributi alla riflessione: http://macua.blogs.com/moambique_para_todos/2011/01/reflectindo-sobre-o-ano-samora-machel-12.html