sabato 6 febbraio 2010

Ultime da Lusaka

Sono arrivato a Lusaka mercoledì pomeriggio su un volo vuoto della Air Namibia che collega Johannesburg alla capitale dello Zambia (ho optato per il maschile) 4 volte alla settimana. Servito da una hostess molto simpatica che ogni dieci minuti mi chiedeva se volevo qualcosa da bere ho dovuto limitarmi a due lattine di Winhdoek lager, la buona birra namibiana. Siamo passati sopra lo Zimbabwe coperto da un velo di nuvole che man mano si ispessivano avvicinandoci alla meta. A Lusaka diluviava. Sbrigate le formalità doganali in pochi minuti (gli italiani hanno bisogno di un visto di entrata che viene immediatamente messo nel passaporto previa consegna di 50 dollari americani. Il visto è valido per tre mesi. Come in Sudafrica, solo che là è gratis.)

Ad aspettarmi c’era un confratello indiano, Jaya, che mi ha portato a Kasisi, a una decina di km dall’aeroporto, dove buona parte dei Padri Bianchi che lavorano in questo Paese erano in riunione per un paio di giorni. La strada era in uno stato pietoso, non meglio di certe piste in Mozambico. Dopo i saluti e una tazza di te (non ho trovato un caffè decente nelle case dei religiosi, tranne nella nostra a Beira e in quelle dei Monfortani bergamaschi in Malawi) ho approfittato del ritorno in città di un prete zambiano per farmi dare un passaggio. Per due giorni sono stato ospite a casa di Candy Marandola (che ho conosciuto a Jo’burg) e di sua mamma Aline. Candy, in Zambia da vari anni, è una giovane donna molto intraprendente: in città ha aperto un negozio-laboratorio di gioielli (lei è una gemmologa laureata), a 25 km da Lusaka dirige una fattoria dove alleva mucche da carne e coltiva pomodori, un semestre l’anno insegna gemmologia all’Úniversità e e da’una mano alla Ong fondata dal padre (vedi http://www.sharinglifenet.org/).

La sera siamo usciti a mangiare al club italiano, Il Portico. Ambiente un po”retro”e leggermente coloniale (nel buon senso del termine). La pizza era veramente buona e i tempi di attesa incredibilmente corti. Ho assaggiato la birra locale che si chiama Mosi.(Forse ce ne sono altre, vedrò di indagare). Leggera, frizzante e molto gradevole al palato: proprio una ”bionda” come piace a me.

Il giorno dopo, giovedì, Candy doveva fare degli acquisti per la farm in varie zone della città e questo mi ha dato modo di cominciare a conocerla anche se sotto un cielo pumbleo e una pioggia fine e fitta non è stato un gran bello spettacolo.

Venerdì siamo andati in fattoria. La distanza non è molta ma la strada è rovinata dalle recenti pioggie e dai camion che vanno a prendere sabbia da costruzioni non lontano dalla fattoria. Nell’attraversare un ponticello notiamo un gruppetto di persone intente a catturare qualche pesce nel canale sottostante con delle reti improvvisate.Una volta arrivati abbiamo subito un bel problema tra le mani: due dei tre pilastri su cui è appoggiato il grande serbatoio di 20.000 litri che da’acqua a tutta la fattoria si sono inclinati (forse a causa degli acquazzoni che hanno impreganto e ammorbidito il terreno) e la cisterna rischia di cadere giù. Al momento non si può far molto se non pensare a come rinforzare i pilastri per impedirne la caduta rovinosa.
Torniamo in città e si scatena un altro temporalone. La sera Candy mi porta nella casa dei padri a Woodlands, un quartiere di Lusaka.
Oggi, sabato, dopo un inizio grigio e freschino, splende il sole.

martedì 2 febbraio 2010

In partenza

Oggi è una bellissima giornata, una delle poche che si sono viste a Johannesburg negli ultimi tempi. Domani parto per lo Zambia ( o la Zambia, a secondo delle vostre preferenze. Chissà perchè si dice il Gambia ma la Nigeria? La Guinea ma il Ruanda? Se qualcuno lo sa metta un post sul blog, magari scrivendo dal suo loft, mentre sorseggia un drink con un occhio attento al trend per non sbagliare look…Tranquilli, è solo un colpo di sole, domani potrei stare di nuovo bene).

L'ultima di venti
Bando alle ciance, i titoloni dei giornali di questi giorni si sprecano sul ventesimo figlio del Presidente sudafricano,l’irriducibile Jacob Zuma che evidentemente vuol essere Padre della nazione nel senso letterale del termine.
A 68 anni suonati, il panciuto presidente, a quanto pare agilissimo in camera da letto, ha avuto una bambina dalla trentanovenne Sonono Khoza, un divorzio alle spalle, figlia di Irvin Khoza, presidente del comitato organizzatore della coppa del mondo nonchè proprietario di una squadra di Soweto, gli Orlando Pirates, conosciuto come “il duca di ferro” e amico di lunga data del Presidente. Detto per inciso Khoza c’è rimasto molto male affermando che si è sentito tradito daquesto modo di fare. La piccola è nata a ottobre, tre mesi prima che Zuma si sposasse per la quinta volta, ma la notizia è apparsa sui giornali solo questi giorni ,scatenando un mare di polemiche.
Pensando a vicende di casa nostra simili a questa, non ci può nemmeno meravigliare troppo ma resta il fatto che quando si è capi di governo la distinzione fra pubblico e privato diventa veramente sottile e l’opinione pubblica si aspetta un comportmento più serio e consono al ruolo (e ai privilegi) che uno ricopre.
Interessante notare che dall’ufficio della presidenza non è arrivata nessuna smentita sulla recente paternita'.

Traffico droga
L’altro fulmine a ciel sereno è esploso venerdì: Sheryl, la moglie del ministro della sicurezza Siyabonga Cwele (l’equivalente del nostro Maroni), una piacente signora di 50 anni, è stata arrestata dietro l’accusa di essere implicata nel commercio di droga. La cosa sembra molto seria perchè le è stata negata la liberà condizionale per cui deve starsene in carcere in attesa di giudizio.
Anche qui polemiche a non finire con tanta gente che si chiede come ci si possa sentire sicuri nelle mani di un ministro la cui moglie gliel’ha fatta (grossa) sotto il naso. A meno che…

Ritorno a KwaNdebele
Mentre tutto questo scatenava dibattiti accalorati su giornali, stazioni radio e televisione, io sono andato a fare una scappata in KwaNdebele, a circa 100 km a nord dalla capitale Pretoria, dove ho trascorso tre annni lavorando in parrocchia. I Padri bianchi hanno lasciato un paio di anni fa a motivo di mancanza di personale. Il loro posto e' stato occupato da un giovane prete diocesano che fra non molto consegnera' a sua volta l'incarico nelle mani di una comunita' di cappuccini zambiani. Quando torno dallo(a) Zambia magari riuscirò anche a caricare qualche foto.

A presto. Salani kahle (statemi bene, in Zulu).

lunedì 25 gennaio 2010

Foto on line

Carissimi, ho caricato alcune immagini sul sito http://www.flickr.com/ Il mio nickname e' travel_companion
Dovreste essere in grado di accedervi direttamente cliccando questo link:
http://www.flickr.com/photos/14735924@N06/
Le immagini sono a media definizione. Se qualcuno volesse una copia ad alta definizione saro' felice di inviargliela per email. Fatemi sapere se c'e' qualche problema tecnico. L'indirizzo mail e' sempre il solito: c_zuccala@hotmail.com

Ciao

venerdì 22 gennaio 2010

18-23 gennaio


Sudafrica rurale

A Johannesburg pioveva tutti i giorni (niente di eccezionale, dopotutto è la stagione delle piogge) e anche per questo ho accettato volentieri l'invito di amici a trascorrere alcuni giorni nella loro fattoria in una zona del Sudafrica dove in genere le precipitazioni sono scarse. Così lunedì mattina siamo partiti per Mooketsi, una località circa 400 km a nord. Questa zona era chiamata Northern Transvaal fino a pochi anni e ora è stata ribattezzata con quello più africano di Limpopo. Anche il capoluogo ha cambiato nome: da Pietersburg a Polokwane.
Siamo in sei in due macchine: Stefano, sua moglie Barbara e sua mamma Liliana, due amici di famiglia, Mario e Patrizia, qui in vacanza e il sottoscritto. L'autostrada è priva di traffico e in meno di 3 ore siamo a Polokwane. In periferia noto immediatamente il nuovissimo stadio che ospiterà 4 partite dei Mondiali tra cui Messico-Francia. Poco dopo iniziamo la discesa verso la farm di Stefano, 350 ettari coltivati a frutta (manghi e avocado) situati nel largo e spazioso fondovalle che si apre sotto di noi.

Occhio ai serpenti

La fattoria è un posto tranquillo nonostante la febbrile attività che si svolge nei campi: è il momento della raccolta dei manghi che si protrarrà fino alla fine di marzo e oltre a questo c'è sempre da fare in un posto come questo. La casa però è un'oasi di tranquillità con un ampio giardino di fronte e una piccola piscina dove fare un tuffo rigeneratore quando il caldo si fa insopportabile. E' proprio in piscina che il primo giorno trovo un piccolo serpentello di una ventina di centimetri. Sembra innocuo e più morto che vivo ma una volta estratto dall'acqua si riprende e si rivela abbastanza aggressivo. Una più accurata ispezione rivela che si tratta di un mamba nero, uno dei più pericolosi serpenti dell'Africa australe. A questo punto decido di usare il bastone con cui lo stuzzicavo per eliminare la minaccia. Il giorno dopo la domestica rischia di essere morsicata da una vipera locale mentre cammina a piedi nudi nel prato, a pochi metri dalla piscina. Il dente scivola sulla pelle, la donna fa un balzo all'indietro e poi d'istinto percuote il rettile con il manico del retino che aveva in mano spezzandogli la schiena. Il giorno dopo stessa sorte capita ad un'altra vipera, questa volta lunga due metri, che da giorni lasciava le sue tracce sul terreno polveroso attorno alla casa.

Sortita al Kruger
Mario e Patrizia manifestano il desiderio di andare un paio di giorni al Kruger Park che si trova ad appena un paio d'ore di macchina e mi chiedono se ho voglia di accompagnarli. Accetto volentieri. Questo è il principale parco naturale del Sudafrica e uno dei maggiori in Africa. È lungo circa 350 km e ad est confina interamente con il Mozambico. È proprio in collaborazione con l’antica colonia portoghese che si è deciso di estedere l’area del parco che ora non obbedisce più alla divisione geografica (ne ha parlato Silvia Turrin su Africa qualche tempo fa).
Appena entrati nel parco la fortuna ci arride e scorgo subito un bel leone accovacciato sotto un’acacia per proteggersi dal feroce calore del sole. Questo mi fa guadagnare una cena, visto che Mario aveva deciso che quello era il premio in palio per chi avesse avvistato il re della foresta per primo. Incontriamo numerosi gruppi di impala (un tipo di gazzella), scorgiamo da lontano una mezza dozzina di elefanti che brucano vicino alle sponde di un fiume e ci imbattiamo in un paio di giraffe. Al tramonto decidiamo di salire sulla jeep del ranger per un minisafari organizzato dall’accampamento dove pernotteremo. Mentre passiamo su un ponticello sul fiume Olifants che attraversa il parco in senso latitudinale scorgiamo un enorme ippopotamo a poche metri da noi. Il bestione è immerso in una pozza poco profonda per cui non può immergersi e sottrarsi alle nostre macchine fotografiche ma ci gira sistematicamente la schiena con un fare da primadonna veramente indisponente. A destra, a un centinaio di metri, con il sole che sta tramontando dietro di lui, si staglia la gigantesca stazza di un solitario elefante maschio. Ha delle zanne enormi che luccicano quando i raggi del sole cadente vi cadono sopra. A valle, a una trentina di metri dal pigro ippopotamo c’è un gaio elefante di 5-6 anni (un giovinetto, considerando che i bestioni arrivano facilmente ai 40-45 anni) che ci viene incontro anche perché provengono dei richiami, a lui indirizzati, dal fitto della boscaglia dall’altro lato della strada dove intravediamo degli esemplari adulti. Comunque il nostro elefantino non ha nessuna fretta: mentre caracolla verso il branco ne approfitta per staccare qualche ramo pieno di tenere foglioline e si lascia fotografare a piacimento. Le foto? Domani o dopo, appena torno in città e mi collego ad internet con la banda larga.

Quattro passi in savana
La mattina seguente Mario e io facciamo la pazzia di alzarci alle 4 del mattino per una camminata in savana accompagnati da due ranger. Partiamo con la jeep e poco prima di scendere ci imbattiamo in 4 leonesse con piccoli sdraiate in mezzo alla strada che si alzano abbastanza seccate dal nostro passaggio. Poco più in al un paio di elefanti enormi appaiono all’improvviso dalla boscaglia. Così, quando scendiamo dalla vettura un paio di km dopo, il pensiero va alle bestioline appena incontrate e ci sentiamo un po’ a disagio. Mi rincuora la vista dei due fucili per caccia grossa in mano alle nostre guide; a meno che veniamo attaccati da una mandria di bufali inferociti non dovremmo avere problemi. In mani esperte quelle armi possono abbattere con un solo colpo un elefante maschio adulto. Camminiamo per due ore in mezzo alla savana; gli occhi esperti dei ranger individuano una grossa mandria di elefanti nel fitto della boscaglia: gli siamo sottovento e ciò ci permette di arrivargli vicino. La distanza è comunque di sicurezza visto che hanno dei piccoli e potrebbero irritarsi o reagire aggressivamente. Poi mentre siamo seduti su un tronco per uno snack si avvicinano due eleganti e curiose giraffe. Dietro di loro appaiono alcune zebre. Per un po’ ci sentiamo noi gli osservati. Troviamo ampie tracce di rinoceronti (impronte, escrementi, uno spiazzo dove hanno dormito) ma i bestioni non si vedono. Peccato, sarebbero stati il finale perfetto di questa insolita passeggiata. Domani si torna nella giungla di Josi (vezzeggiativo per Johannesburg). Mi viene da pensare che alcune volte è più sicura la compagnia di leoni e di elefanti di quella di alcuni nostri simili e la savana meno pericolosa delle nostre strade e palazzi.

giovedì 14 gennaio 2010

Ozi johannesburghesi

Da qualche giorno sono ospite di Piero e Carmen nel quartiere di Sandton, il nuovo centro nevralgico nella zona nord di Johannesburg. Mi hanno messo a disposizione un cottage vicino alla piscina. Dietro c’è un muro altissimo: quello del consolato americano e sullo sfondo le torri del complesso di Sandton City. Lì fervono i lavori di ampliamento del centro commerciale e di completamento della stazione ferroviaria per il nuovo treno veloce che in occasione dei Mondiali di calcio collegherà l’aeroporto com gli alberghi e i negozi della zona.


Nuovo anno scolastico

Ieri hanno riaperto i battenti le scuole in tutto il paese sull’onda della polemica che ha accompagnato la divulgazione dei risultati degli esami di maturità del 2009. C’è stato un ritardo enorme nel renderli noti ma quello che preoccupa di più è che solo il 60 % dei candidati ha superato la prova.


Febbre da Mondiali

Nel frattempo sale la temperatura attorno all'evento clou del 2010 (twenty-ten come dicono qui). Twenty ten è diventato di fatto il sinonimo della Coppa del mondo di calcio che verrà giocata per la prima volta della sua storia nel continente africano. Buona parte dei lavori sembrano a buon punto, alcuni stadi sono veramente spettacolari ( ho visto, ma solo dall’esterno, quello di Nelspruit, citta' vicino al parco nazionale del Kruger, quello di Durban, con un arco di cemento che lo sovrasta da un’estremità all’altra e su cui si può camminare con un’imbracatura oppure scivolarvi sopra in funivia o da cui ci si può buttare facendo del bungee-jumping, e quello maestoso di Soccer City qui a Johannesburg) e la pubblicità enorme. Siccome tutto il mondo è paese, non mancano le polemiche sui costi e sulla necessità di nuove strutture e sul rischio-pericolo che molti diventino degli elefanti bianchi. Gli organizzatori poi non sono troppo entusiasti di come stanno andando le prevendite di biglietti qui in Sudafrica. Alle stelle invece vanno i prezzi dei biglietti aerei e quelli di alberghi, pensioni e B&B per il periodo dei mondiali da metà giugno a metà luglio


Capitombolo presidenziale

Uno dei momenti esilaranti nella tradizionale cerimonia nuziale in cui il Presidente Jacob Zuma (68 anni) ha ufficialmente sposato la quinta moglie (Tobeka Madiba) è avvenuto durante una delle danze tradizionali zulu in cui Zuma ha voluto mettere in mostra le sue abilità ballerine. Adatte a fisici giovani e atletici hanno avuto la meglio sul panciuto Capo di Stato che evidenzia gambette secche e troppo esili per la sua notevole stazza. Infatti mentre scalciava furiosamente in aria ha perso l’equilibrio ed è finito col sedere per terra. Qualche giorno dopo un guerriero zulu presente alla performance ha detto che quella non era una caduta ma un movimento previsto da quella particolare danza in cui un vero Zulu si lascia andare come un salame. Ma vai a dirlo a tua sorella, va'...

Qualcuno ha anche chiesto se il budget presidenziale è sufficiente a sfamare tutte queste bocche (tre mogli, in quanto da una ha divorziato e un’altra si è suicidata, vari figli (9? 14? 19?), una fidanzata ufficiale, Bongi Ngema, con cui forse si sposerà il prossimo anno) e se è giusto che i soldi dei contribuenti vengano usati per l’appetito insaziabile di un convinto poligamo. E alla domanda “Chi delle tre andrà con il Presidente nel corso delle visite ufficiali?” la risposta del portavoce presidenziale è stata “ Una, due o tutte e tre se così vorrà”.

Totò direbbe: “E io pago!” Qui dicono qualcos'altro che non posso ripetere.

sabato 2 gennaio 2010

Vacanze nel KwaZulu-Natal

Il giorno di Santo Stefano parto per Durban in compagnia di Piero e Carmen. 600 chilometri dividono la capitale finanziaria del Sudafrica da Durban, la capitale del KwaZulu-Natal, che con i suoi chilometri di costa, è la scelta naturale e più conveniente per i tanti vancanzieri che scelgono il mare.
Qui infatti è piena estate, le scuole hanno chiuso i primi di dicembre e con loro fabbriche e ditte che riapriranno solo dopo l’Epifania.
C`è una comoda autostrada che porta alla costa e nella confortevole Audi 6 di Piero sembra di essere in aereo ma bisogna stare attenti perchè la polizia stradale ha posizionato pattuglie e autovelox a tappeto. Il problema degli incidenti stradali in Sudafrica ha assunto da anni proporzioni allarmanti, soprattutto in occasioni di feste e vacanze dove lo stato pietoso di molti veicoli combinato con bevute colossali causa delle vere e proprie stragi.
Il paesaggio è variegato e riposante. Attraversiamo il Free State con le sue enorme distese di campi di grano e di girasole e arriviamo alla catena montuosa del Drakensberg che rappresenta la linea di demarcazione tra l’altopiano centrale e la zona costiera sottostante. Attraversiamo il passo di Van Rieenen a circa 1.700 metri di altezza. Vedi http://it.wikipedia.org/wiki/Passo_di_Van_Reenen


Pioviggina ma il panorama è comunque spettacolare. Le gentili colline del KwaZulu-Natal ricoperte da una vegetazione lussureggiante, resa aluccicante dalla pioggerellina minuta, si srotolano giù verso la costa. Alcuni punti ricordano la campagna irlandese o scozzese. La dolcezza del paesaggio rende difficile pensare che qui si sono svolte alcune feroci e cruente battaglie tra Zulu, Inglesi e Boeri che hanno lasciato sul terreno migliaia di morti e che ricordano come la storia di questo bellissimo Paese sia contrassegnata da lotte laceranti e dai continui tentativi di sopraffazione di un gruppo sugli altri.
Arriviamo a Zinkwazi (80 km a nord di Durban) che è già scuro (anche se siamo in piena estate, alle 7 di sera c’è buio pesto), accolti da Craig e Vanessa e dalle loro bambine Simone e Olivia.
Il giorno dopo il tempo non è un gran che ma decidiamo lo stesso di andare in spiaggia a fare quattro passi prima di recarci a Ballito, una località turistica ad una quarantina di chilometri dove ci concediamo un pranzetto niente male a base di gamberi in padella. Il giorno dopo il sole splende in un cileo sgombro di nubi ed è quindi doveroso trascorrere la giornata in spiaggia. Il resto della settimana è una serie di brindisi ininterrotta, sulla spiaggia, nella vasca del jacuzzi, in piscina, in casa di amici di Vanessa e Craig, tutti qui su questo tratto di costa per qualche giorno di vacanza.
Per l’ultimi dell’anno il piano è quello di avere una grigliata su un tratto di spiaggia accessibile a pochi ma dopo aver acceso il fuoco comincia a piovere. Per fortuna c’è un piano B che consiste nell’invadere la grande casa al mare di Steve e Dawn , situata nel Parco Naturale che si estende sopra la spiaggia.
Il primo giorno del 2010 ci svegliamo al suono di centinaia di vuvuzela (le trombe di plastica usate negli stadi che producono un suono simile a un barrito di elefante). Il frastuono proviene dalla spiaggia dove si sanno riversando decine di migliaia di Zulu per l’annuale rito del bagno nell’Oceano il 1 di gennaio. I miei amici non sono del parere di andare a dare un’occhiata ma io sono troppo curioso e mi avvio verso il mare. Dopo pochi minuti mi si apre una vista spettacoalre: la spiaggia è un gigantesco formicaio e io sono l’unica formica bianca. Il clima è festoso e non mi sento per nulla intimorito. L’unico pericolo viene dal fatto che in queste occasioni parecchia gente beve più di quello che dovrebbe e scoppiano megazuffe in cui non è salutare venire coinvolte. Mi fermo a salutare una famiglia e a chiedere qualche spiegazione su questa giornata particolare ma ben presto il discorso va a finire sui mondiali di calcio e il fatto di essere italiano riscuote approvazioni e ammirazione. Rimango in zona un paio d’ore e gli unici visi pallidi che scorgo sono quelle dei proprietari di alcune ville i cui giardini si spingono fino alla spiaggia ma si tengono a debita distanza e ci osservano con binocoli e teleobiettivi. Forse pensano che sia impazzito o che sia uno zulu albino...
Una delle cose piacevoli delle spiagge sudafricane è che te ne puoi stare per ore tranquillo per i fatti tuoi senza l’ombra di un vucumprà, di qualcuno che ti vuole propinare un massaggio, una finta borsa Gucci, un accendino o qualsiasi altra paccottiglia che ti viene spinta sotto il naso da Rimini a Porto Cervo, da Goa alle Mauritius, da Malindi a Capo Verde. Ogni tanto passa un venditore di gelati e di bibite fresche che ti avverte della sua presenza facendo tintinnare discretamente un piccolo campanello. Ancor più sporadicamente si vedono delle donne che vendono cestini o stuoie di vimini ma sei tu che devi chiamarle se sei interessato a fare compere. Questa è civiltà! Salute!



Felice 2010 a tutti!