sabato 23 aprile 2011

Buona Pasqua!

A tutti voi i miei migliori auguri di Buona Pasqua. Il Signore risorto vi dia la sua pace: nei vostri cuori, nelle vostre famiglie, ovunque siate e in ogni momento della vostra vita

Sono tornato ieri a Beira dopo quasi tre settimane di assenza, un periodo ricco di esperienze, incontri e contatti umani. Conto di parlarvene un po' su questo spazio nei prossimi giorni.

giovedì 24 febbraio 2011

Divagazioni a sud dello Zambesi

Ciao a tutti e rieccomi dopo una lunga pausa. Sono a Beira, è ricominciato l’anno accademico ed ho ripreso i miei impegni con l’Università Cattolica dove insegno introduzione alla sociologia e all’antropologia culturale nella facoltà di medicina oltre ad alcuni seminari. Ultimamente sono stato un po’ latitante nell’orfanatrofio dove cerco di dare una mano a Suor Delfina e alla sua equipe, ma il prossimo mese non solo spero di aver un po’ più di tempo a disposizione per stare con i ragazzi ma anche di scattare qualche foto e mandare qualche aggiornamento agli amici che si sono offerti di aiutare. Il sito del centro www.santinnocenti.org adesso ha anche la sezione in portoghese e in inglese. Va un po’ rivisto e soprattutto aggiornato ma ciò richiede un po’ di quel bene prezioso che sembra sempre scarseggiare: il tempo. A proposito di tempo, continua a fare caldo anche se le massime sono attorno ai 30-33 e non più ai 37-38 di dicembre- gennaio. Non ha piovuto molto finora qui nella zona di Beira ma, visto che la stagione delle piogge durerà ancora un mese o più, è meglio aspettare prima di tirare conclusioni affrettate.

Il cane “portalegna”

Strettamente legata alla scarsità di precipitazioni in alcune zone vicine, un paio di settimane fa un gruppo di persone ha notato una donna che tornava dai campi con una fascina di legna in testa e un bambino sulla schiena. Fin qui tutto normale. Quello che ha causato sorpresa e costernazione è stato il cane della signora che la seguiva, portando anche lui una piccola fascina che la donna gli aveva collocato sul dorso, fissandola con un panno. Apriti cielo! (anzi...chiuditi, visto il seguito). Quella vista insolita, che in altri momenti avrebbe potuto suscitare ilarità, è stata interpretata con sospetto. Scatta subito la denuncia alle autorità tradizionali (una specie di capi-villaggio anche se in effetti qui di villaggi non ce ne sono più) che convocano la tapina e dopo un breve interrogatorio la pronunciano colpevole di aver causato la “chiusura del cielo” a causa di un gesto “contro natura”. Viene subito organizzata una cerimonia (che spero di potervi raccontare nei dettagli nella prossima puntata)per rappacificarsi con gli spiriti, offesi da cotanta temerarietà, e la tapina deve pagare una multa. La pioggia però si fa ancora attendere e c’è già chi dice che è per colpa della cerimonia mal fatta mentre altri sostengono che la vera strega è la suocera della donna, relale mandante del sacrilegio (nel senso che ci sarebbe lei dietro l’idea del cane” portalegna”) e capace di ben altri sortilegi. A me verrebbe voglia di andare a congratularmi con le due donne per la trovata e di pagargli da bere ma son sicuro che causerei un putiferio per cui mi limito a registrare l’accaduto.

Permesso di soggiorno

Tempo fa avevo menzionato che il costo annuale del permesso di soggiorno (che si chiama DIRE e che tutti i cittadini stranieri devono avere) era passato da meno di 50 euro a 500. Dopo tante proteste da parte di alcuni ambasciatori, il governo ha voluto mostrare di fare uno sforzo ma il monte ha partorito un topolino. Dato anche il consolidamento del metical (moneta locale) sulle monete principali (strano ma vero!) il DIRE costa adesso 450 euro. Per quel che riguarda i missionari (che normalmente non sono qui per fare affari) si dice che il nunzio apostolico si sia dato un po’ da fare mentre pare che la cosa non stia molto a cuore all’episcopato mozambicano che, non solo non ha mai scucito un centesimo per aiutare i missionari ma che addirittura, come nella nostra diocesi, ci fa pagare anche l’euro del documento che ci viene rilasciato in segreteria e che dobbiamo poi presentare all’immigrazione. Probabilmente anche questo rientra nella categoria “Cooperazione tra le Chiese”…

Schede sim sì, registrazione no

Qualcuno si ricorderà che ai primi di settembre dell’anno scorso ci furono delle sommosse popolari, soprattutto nella capitale, Maputo. La polizia sparò ai manifestanti e 13 persone persero la vita oltre a centinaia di feriti per colpi di arma da fuoco. Le autorità accusarono gli organizzatori della rivolta di aver organizzato la guerriglia urbana a colpi di sms. Fino a quel momento chiunque poteva comprare una scheda telefonica senza presentare la minima documentazione. Come reazione immediata il governo decretò che tutti i possessori di una scheda telefonica dovevano registrarla entro due mesi. Ora, per chi ha un minimo di conoscenza delle difficoltà tecniche e logistiche esistenti in Mozambico, fu facile predire che si trattava di una “mission impossibile”. E così fu: dopo due mesi pare che nemmeno l’1% degli utenti di Mcel e Vodacom si fossero dati la briga di recarsi ai centri di registrazione . E così il governo si vide costretto a rivedere i suoi piani ma ancora una volta in maniera totalmente non realistica: il termine ultimo venne infatti fissato per il 7 gennaio, appena dopo le vacanze natalizie che qui coincidono con quelle estive. La pena per chi non si fosse “legalizzato” era il blocco della scheda. Inutile dire che gli zelanti furono ancora meno. E così, arrivati al 7 gennaio e senza nessun risultato, il Governo decise di fare la sola cosa possibile: lasciar perdere. L’unica conquista è quella che ora, se si compra una scheda sim per strada senza registrarsi tramite presentazione di un documento valido, non si possono fare chiamate ma solo riceverle. Ma per l’esorbitante somma di 20 meticais (meno di 50 centesimi) trovi un ragazzotto che è capace di sbloccartela senza andare a far le code nei negozi autorizzati. Questa sì che è una rivoluzione popolare, non violenta ed efficace. Forza ragazzi, “A luta continua!”

Anno di Machel

A proposito di rivoluzioni, il governo ha decretato che quest’anno sarà l’anno del primo presidente del Mozambico, Samora Moises Machel. Venticinque anni dopo la misteriosa morte del rivoluzionario, vulcanico e molto controverso statista, è cominciato il tentativo di “canonizzarlo”. In questi casi si rischia o di cadere nella vuota retorica o di rivisitare la storia, passando sopra i molti errori e le atrocità commesse dai rivoluzionari durante il tentativo di imporre il marxismo leninismo duro e puro nella decade che va dal ’75 all’85. Mi auguro che l’iniziativa susciti dibattiti interessanti, capaci di gettare un po’ di luce su un recente passato che ha inferto al popolo mozambicano delle profonde ferite non ancora curate. Non coltivo però molte speranze: gli storici di professione non abbondano di certo da queste parti. Per chi conosce il portoghese segnalo uno dei primi contributi alla riflessione: http://macua.blogs.com/moambique_para_todos/2011/01/reflectindo-sobre-o-ano-samora-machel-12.html

venerdì 14 gennaio 2011

Felice 2011

Un carissimo augurio di un felice 2011 a tutti voi. Che il Signore vi aiuti a scoprire quello di cui avete veramente bisogno per essere felici e ve lo conceda.

Le festività sono trascorse bene e in fretta. Natale a Beira sotto un sole cocente, con 40° gradi all'ombra. Il 24 sono stato invitato a cena da amici per quella che pensavo fosse una cosa familiare. No avevo però contato con la famiglia estesa: eravamo più di 100! E' stato molto bello: la compagnia, il cibo, le danze. Peccato che ho dovuto andarmene presto perché il giorno dopo avevo la messa alle 8 con il battesimo di 30 bambini nella parrocchia di Sao Benedito di cui fui parroco più di 20 anni fa. La cerimonia si è trasformata in un'autentica sauna con le candele che si scioglievano, per il gran caldo, nelle mani dei padrini.
Il 27 sono partito per climi più freschi. Johannesburg, con i suoi 1700 metri di altezza godi di un clima più vivibile di quello di Beira, per lo meno in questo periodo. Nella metropoli sudafricana ho festeggiato l'arrivo dell'anno nuovo e sono ripartito il 5 alla volta di Maputo per recuperare una macchina di seconda mano e portarla 1200 km più a nord, su a Beira.
Chiaramente il veicolo non era ancora pronto, malgrado ci fossimo accordati all'inizio di dicembre. Le scuse erano pronte, ovviamente: le feste, le ferie, il caldo, la pioggia... ("ma volete anche l'aria condizionata che funzioni?" "Beh, vedi tu, è vero che andiamo al nord ma per arrivare al Polo ci sono altri 15.000 km!") Niente di nuovo insomma. Finalmente la macchina era più o meno pronta e d è cominciato il viaggio, punteggiato da varie tappe in lacuni splendidi tratti della costa mozambicana. E così, una settimana dopo mi trovo ancora a 500 km da casa ma oggi è l'ultimo giorno. Non solo son passate le feste ma son finite anche le ferie per cui da lunedì si torna nel caldo soffocante di Beira dove, per qualche settimana ancora, non ci sarà da stare freschi!

venerdì 3 dicembre 2010

Incidenti e barbarie

L’occasione per questa amara riflessione mi viene da un paio di incidenti avvenuti sulla strada nazionale numero 6 che passa a 100 metri da casa nostra, e che è una delle principali arterie del paese, e da quello che è successo sul luogo dei sinistri.

In Mozambico non ci sono molti veicoli, se facciamo il paragone, per esempio, col vicino Sudafrica, eppure regolarmente succedono delle stragi sulle strade. Le cause le conosciamo: educazione civica e stradale a livello zero, mercati e mercatini superaffollati e spesso non segnalati a bordo di strade dove sfrecciano a tutta velocità i sempre più numerosi bisonti, la mancanza di dissuasori efficaci per la riduzione della velocità, come dossi artificiali, mezzi sgangherati e privi della più elementare manutenzione, spesso stracolmi di persone che viaggiano in formazione “a grappolo”. Purtroppo, a tutto questo caos, ci si fa lentamente l’abitudine.

Quello che invece continua a farmi fa inorridire è che sulla scena degli incidenti appaiono sempre frotte di sciacalli, pronti ad approfittare al massimo della situazione. Così, mentre uno dei camion si incendiava, dopo averne tamponato un altro fermo in mezzo alla strada e nove persone bruciavano vive, intrappolate nella cabina dove normalmente avrebbe dovuto esserci solo l’autista, un gruppo di presenti si dava da fare per saccheggiare quello che c’era a bordo dei mezzi. E purtroppo questa barbarie non si ferma dentro i confini del Mozambico. Tempo fa la figlia di amici tornava dal Sudafrica, dove era andata a far compere, insieme al fidanzato. Il loro mezzo è stato coinvolto in un grosso incidente, la macchina è uscita di strada e i due sono stati sbalzati dal veicolo. Nel giro di pochi minuti, alcuni abitanti del posto stavano facendo man bassa delle mercanzie sparpagliate sulla sede stradale e dei beni personali dei malcapitati viaggiatori. La ragazza giaceva svenuta nel prato vicino alla strada. Qualcuno, credendola morta, le ha sfilato di dosso il vestito che indossava per rubarlo.

La cosa si è ripetuta sotto i miei occhi alcune settimane fa quando un grosso camion ha sbandato ed è uscito di strada a un paio di chilometri da casa nostra: in men che non si dica c’era una folla che rubava i sacchi di granoturco che trasportava. Più tardi si è saputo che avevano alleggerito del portafoglio e del cellulare l’autista rimasto contuso.

Che fare? In caso di disastri naturali non è raro che si dia alla polizia e all’esercito l’autorizzazione di sparare a vista sugli sciacalli. Ma qui non c’è niente di “naturale” e in ogni caso la polizia arriva sempre sul luogo a saccheggio compiuto

mercoledì 24 novembre 2010

Niente di nuovo sul fronte australe

Ci stiamo avviando velocemente verso la fine dell'anno e le vacanze estive. Le scuole hanno chiuso a fine ottobre (tranne per quelli che hanno gli esami) e riapriranno ai primi di febbraio.
Nessuna grossa novità per quel che riguarda il Paese e questo può essere interpretato in due maniere completamente diverse.
Come era facilmente prevedibile, il termine ultimo per la registrazione delle schede telefoniche per cellulari è slittata a metà gennaio. In molti lo sapevano e non hanno fatto una piega; altri hanno risposto con alacrità e persino preoccupazione all'invito tassativo di registrarsi entro il 15 Novembre (per me questo è inspiegabile), perdendo anche mezza giornata di lavoro in file interminabili. E non è la prima volta che sono gabbati in questo modo.
L'ultima grossa presa in giro era stata la revisione obbligatoria degli autoveicoli (sia detto, assolutamente necessaria visto le bare su 4 ruote che circolano ma assurda così come era stata concepita) scattata a Maputo e presentata come una specie di Giorno del Giudizio. In tanti c'erano cascati perdendo tempo e spendendo soldi per un certificato di idoneità stradale dichiarato invalido poco tempo dopo perchè l'operazione, per essere valida, avrebbe dovuto partire a livello nazionale e non solo nella capitale. Nel frattempo i proprietari dei pochi centri di ispezione degli automezzi ridevano di gusto mentre si avviavano verso la banca più vicina per depositarvi il (troppo) facile guadagno (bottino?)
Volete sapere se ho registrato la mia SIM? Non ve lo dico...provate a indovinare.
Da ultimo grazie a quelli che hanno risposto al mio appello per adottare dei bambini a distanza o per aiutare il centro di accolgienza dove vivono.
Ultime notizie su http://www.santinnocenti.org/
Ha cominciato a piovere, anche se si tratta solo di acquazzoni sparsi che mitigano solo in parte il caldo intenso di questi giorni.
A presto, quando avrò terminato una serie di seminari che sto conducendo con un gruppo di studenti del 3° anno del corso per infermieri per aiutarli a sviluppare capacità di autoverifica critica.

lunedì 4 ottobre 2010

4 ottobre

Oggi è festa nazionale in Mozambico. Si celebra l’anniversario (il 18°) della firma dello storico trattato di pace nel 1992 a Roma, che pose fine a 15 anni di guerra civile fra Frelimo e Renamo. La giornata è bella, la temperatura appena oltre i 30°, una brezza leggera che attenua la calura. Una giornata ideale per andare al mare, come hanno certamente fatto migliaia di persone nella sola città di Beira, fare qualche bagno, parlare del più e del meno e starsene tranquilli. E invece eccomi qui, a casa, a curarmi uno stupido raffreddore che è quanto di più irritante che possa capitare in un fine settimana estivo. Non sarà mica il caso che l’aria dei tropici comincia a farmi male? Oppure che ci sia un indebolimento del sistema immunitario dovuto all'età? Non azzardatevi neppure a pensarlo!

La saga dei cellulari

Da qualche giorno si fa un gran parlare di un decreto legge che rende obbligatoria la registrazione delle schede dei cellulari. Finora infatti si compravano per strada, al prezzo di un euro o gratis se parte di una promozione, senza dover presentare nessun tipo di documentazione. In seguito ai gravi disordini scoppiati a Maputo (la capitale) i primi di settembre, che lasciarono per le strade vari morti e centinaia di feriti, il Governo ha introdotto questa nuova normativa. Perché? Per il fatto che si dice che la sommossa popolare sia stata organizzata e sostenuta a ritmo di sms la cui origine non si può identificare. Il messaggio è chiaro: “Avete osato protestare? E adesso vi diamo noi una regolata!”. Il Governo chiaramente smentisce, affermando che era una misura da tempo allo studio ma la coincidenza è più che sospetta. Il vero problema però sorge dal poco tempo allocato a questa massiccia operazione. Chi non si mette in regola entro il 15 novembre corre infatti il rischio di vedere la propria scheda bloccata. Ora, se fosse vero che gli utenti del pre-pago sono circa 5 milioni (e addirittura gli unici due gestori, Mcel e Vodacom, indicano cifre più alte) e conoscendo le difficoltà organizzative e gestionali di qui, solamente un miracolo permetterà che il processo si svolga entro le poche settimane che rimangono. Anche perché gli stessi gestori, così pronti a bombardare i loro clienti con messaggi promozionali di vario tipo, su questa faccenda se ne stanno misteriosamente zitti. Come se non li riguardasse. Sarà interessante vedere come andrà a finire.

Documenti…d’oro

Un’altra storia (molto più brutta della precedente) è legata all’emissione di nuove carte d’identità, passaporti e permessi di residenza per gli stranieri. La produzione di questi documenti elettronici (che qui chiamano “biometrici”) è stata affidata ad una ditta, la SEMLEX, che ha cominciato ad operare in una paradossale situazione di illegalità in quanto non ancora ufficialmente iscritta all’albo delle imprese operanti in Mozambico! Fin dall’inizio si è gridato allo scandalo per i prezzi altissimi visto che un passaporto è schizzato da 300 a 3mila meticais (cioè da 6 euro a 60) e un DIRE (per la residenza degli stranieri) da circa 2.000 a 24.000! (Io ho schivato per un pelo questo furto legalizzato!). Un’attenta indagine giornalistica ha portato alla ribalta tutta una serie di connivenze ai più alti livelli e una squallida storia di sotterfugi, furfanterie, prepotenze, che ha come protagonisti vari lestofanti che si muovono nelle alte sfere. Uno degli aspetti più incredibili della faccenda, probabilmente unico al mondo e al limite del tragicomico, è che la SEMLEX non solo intasca un’altissima percentuale sulle entrate ma è lei che incamera tutto e poi dà al Governo la parte che gli spetta, invece del contrario! E davanti ad accuse precise e a ricostruzioni dei fatti che non lasciano adito a nessuna presunzione di innocenza, che fa il Governo? Nulla, in genere se ne sta zitto e tira dritto per la sua strada. Oppure risponde in una maniera vaga o negando l’evidenza, incapace di rispondere in modo limpido ai tanti “perché?”. In fondo, se dicesse la verità, dovrebbe far sua la celebre battuta di Sordi nel mitico film Il marchese del Grillo: “Perché? Perché io sono io e voi non siete un c….!”

lunedì 13 settembre 2010



Viaggiare, sì viaggiare (ma come?)
6 settembre 2010



Scrivo queste righe dall’aeroporto di Beira dove sono in attesa del volo per Maputo. L’aeroporto è molto migliorato rispetto al terribile stato in cui era precipitato durante gli anni della guerra. Adesso mi trovo in una sala d'aspetto con tanto di aria condizionata e ci hanno appena comunicato, in maniera forte e chiara, che l’aereo ci sarà, anche se ha fatto un giro tutto diverso dal previsto. Ormai questo succede spesso con i voli interni visto che i vettori sono “cansados” come dicono qui, cioè stanchi e quindi devono riposarsi, magari senza preavviso. Roba da leggenda metropolitana per cercare di spiegare ...l'inspiegabile. Quello su cui mi imbarcherò è un affidabile Boeing 737 che però deve aver percorso 200 milioni di miglia! Per lo meno adesso fanno la manutenzione regolare. Negli anni in cui infuriava la guerra, dicevano che non c’era tempo per farla (e nemmeno il denaro) perché, con le strade e le ferrovie paralizzate, i due aerei della compagnia di bandiera erano sempre in aria (e per aria!). Ma forse anche questa è una leggenda metropolitana… Del resto la LAM (Linhas aereas de Moçambique, conosciute anche come Linhas atrasadas (in ritardo) o malandras (mariuole) o per Late And Maybe!) ha un record di sicurezza impeccabile. Ogni tanto c’è qualche piccolo inconveniente, per rendere la vita più interessante, come è successo un paio di mesi fa ad un mio confratello che ha dovuto saltare da un velivolo. Mentre rullava sulla pista uno di motori si è incendiato e i passeggeri sono stati gentilmente invitati a lanciarsi dagli scivoli di emergenza. Risultato: un ginocchio sbucciato e una storia da raccontare, per alcuni anni a venire, attorno a un buon bicchier di vino.

P.S. Per la cronaca, il volo è arrivato puntuale secondo il nuovo orario modificato in "tempo reale" e siamo partiti senza problemi alla volta della capitale, dove siamo arrivati un’ora dopo.

Maputo: un’isola (non così) felice

Sono a Maputo da 5 giorni e la città è ritornata alla normalità, dopo i gravi disordini di una decina di giorni fa che sono costati la vita (ufficialmente) a 13 persone, causato ferite più o meno gravi (molte da armi da fuoco) ad altre 443 e paralizzato la capitale per due giorni. Le uniche tracce evidenti, oltre a un notevole dispiegamento di polizia e militari, sono alcuni veicoli bruciati, le chiazze nerastre sulle strade, dove sono stati incendiati gli pneumatici che hanno fuso lo strato superficiale dell’asfalto e le decine di lampioni stradali e di semafori messi fuori uso.
Maputo ha così dimostrato quello che realmente è e non l’isola felice che può sembrare al distratto uomo d’affari o al turista di un viaggio organizzato che viene in genere ospitato in hotel a 6 stelle o nelle zone esclusive della città. Una città dove pochi (e fra quei pochi, ci sono tutti i membri del governo e quelli che ricoprono le posizioni al top del partito al potere) godono e fanno sfoggio senza vergogna e senza ritegno di una ricchezza così grande da essere immorale solo per le sue proporzioni e dove molti (soprav)vivono alla giornata.
A Maputo in particolare e nel Paese in generale, una parte della società, costituita da chi gestisce il potere economico e politico è schizofrenica, profondamente malata, e vive, si comporta e parla come se vivesse a New York, Londra e Parigi e non nella capitale di uno dei Paesi più impoveriti del mondo. E dire che alcuni di loro, non tanto tempo fa, avevano combattuto per la libertà di questo popolo e per la realizzazione di una società più giusta e più umana.

Si spiega così la rabbia, il rancore, la perdita di fiducia nei confronti di una classe politica costituitasi in una vera casta, coinvolta in spaventose storie di corruzione e completamente aliena e distante dalla realtà del popolo.
Di fronte alla sommossa, alcuni membri dell'esecutivo se ne sono usciti con risposte insufficienti e addirittura stupide che hanno avuto come unico risultato quello di infiammare ancor di più gli animi. Una settimana dopo, il Governo ha finalmente varato un decreto che riporta molti prezzi (in primis quello dalle pane) a come stavano prima degli ultimi aumenti. Il decreto è valido fino alla fine dell’anno. Poi si vedrà.


(Potenziali) bambini soldato

Nel vedere le immagini dei disordini, sono rimasto molto colpito dal numero di giovani e giovanissimi coinvolto nella costruzione di barricate e nelle scaramucce con le forze dell’ordine. La guerriglia impari di Maputo (con giovani e ragazzi da un lato che lanciavano pietre e oggetti contundenti e, dall’altro, i militari e poliziotti che gli sparavano addosso con fucili a pompa e kalashnikov) ha mostrato chiaramente che nelle città del Mozambico esistono dei vasti eserciti disorganizzati e informali, costituiti dalle migliaia di bambini, ragazzi e giovani senza famiglia, senza lavoro e senza istruzione, pronti a scendere in strada (anche perché molti già ci vivono) per dar battaglia al minimo segnale di disordine e di rivolta.

I ragazzi di strada non sono nati così: lo sono diventati. Resi orfani dall’Aids, che ha portato via i genitori (le statistiche parlano di un milione di bambini/ragazzi in questa categoria), oppure vittime delle separazioni familiari sempre più frequenti in un Paese secondo al mondo per numero di matrimoni prematuri che regolarmente si disfano, lasciando giovani donne con due-tre bambini nella miseria più nera mentre il marito si sistema con qualcuna più giovane e più attraente.
I ragazzi in queste situazioni costituiscono un potenziale e impressionante serbatoio di rivoltosi in potenza. Hanno magari un tozzo di pane giornaliero su cui sopravvivere, ma vivono senza una famiglia e un po’ di affetto, senza istruzione, né sogni, né speranze, e potrebbero in qualsiasi momento paralizzare il Paese, specialmente se guidati da qualche capopopolo astuto e capace. E allora sarebbero in vari a doversi spostare in elicottero tra una città e l'altra e non solamente il presidente Guebuza che ultimamente ha preso gusto ad andarsene in giro in questi zanzaroni d’acciaio (affittati in Sudafrica) in barba alla miseria della sua gente.

Tutti (o quasi) al mare!
Domenica 12 settembre

La giornata è bellissima e decido di trascorrerla al mare. È la prima volta da quando sono arrivato e parto in direzione di Marracuene, a una trentina di km a nord est di Maputo. Per arrivare in spiaggia bisogna attraversare il fiume Inkomati e lì ritrovo il vecchio ferry boat che risale al tempo coloniale. Rabberciato e probabilmente con un nuovo motore, continua a fare la spola tra una riva e l’altra del fiume. Porta 6 macchine alla volta (dipendendo dal livello della marea che qui si fa ben sentire, salirci a volte è un’impresa, soprattutto se uno ha un veicolo basso) più qualche bici e moto, capre, galline e, naturalmente, gente. A volte sorgono dei problemi al ritorno, quando dopo abbondanti bevute sulla spiaggia, qualcuno non vuole aspettare in coda. Scoppiano discussioni animate, condite da urla, improperi e insulti ma difficilmente si viene alle mani anche perché l’equipaggio del ferry si rende utile anche come buttafuori in casi estremi.
In prossimità della spiaggia, noto che, negli ultimi anni, sono sorte varie zone di campeggio (l’ultima volta che sono passato di qui dev’essere stato nel 2000 e ne esisteva una sola ) e mi dirigo verso una di loro. Il posto ha un distinto sapore sudafricano e in effetti scopro che la gestione è in mano a dei connazionali di Mandela. Non c’è molta gente in giro perché l’estate non è ancora cominciata. Supero a piedi l’ultima duna e scendo in spiaggia: la brezza che spira dall’oceano è piacevolmente fresca e l’acqua irresistibilmente invitante. È il primo bagno in mare dal mio arrivo ed è decisamente un'esperienza da ripetere.





Nel pomeriggio assaggio un pesce appena pescato mentre guardo il Gran premio di Monza sul megatelevisore che troneggia nella sala da pranzo del complesso turistico. Impensabile anche solo qualche anno fa.


Di ritorno, celebro l’eucarestia nella chiesa del quartiere Polana, vicino al Seminario, dove ho lavorato negli anni 90. La chiesa, costruita negli anni 60, è interamente di cemento armato ed ha una forma decisamente insolita tanto che è stata ribattezzata da alcuni “lo spremiagrumi”.