domenica 18 settembre 2011

Un nuovo capitolo

Nuovi inizi a Lusaka (Zambia)

Dopo gli ultimi mesi di andirivieni, con una puntata di 4 settimane in Italia a luglio e una a Londra, caratterizzata da una girandola di visite, incontri e piacevolissime occasioni di festa con amici vecchi e nuovi, e un soggiorno di un mese a Beira, eccomi a Lusaka, capitale della Zambia. Sono arrivato una settimana fa e sono alloggiato al centro “Fenza” che è il risultato di un iniziativa dei Padri Bianchi in collaborazione con la Chiesa in Zambia. Aperto nel marzo del 2007, ha tre scopi principali : quello di agevolare la riflessione tra fede e cultura, di stimolare l’incontro tra cristiani appartenenti a diverse denominazioni e persone di religioni differenti e infine quello di mettere a disposizione del pubblico i vasti archivi e il considerevole numero di volumi raccolti (e a volte anche scritti) dai Padri Bianchi in 120 anni di presenza missionaria in questo paese. (Vedi sito, in inglese, www.fenza.org)

Nuovo incarico
Questa sarà la mia nuova sede a partire da gennaio prossimo, dopo che avrò finito di dare un corso all’Università Cattolica di Beira che inizia ai primi di novembre, fatto i bagagli e detto addio alle persone care. La ragione di questo mio spostamento è da cercare nel fatto che da qualche anno i Padri Bianchi hanno collocato i temi di giustizia e pace, del dialogo con le altre religioni e con le culture locali, e del rispetto per il creato, al centro della loro ragion d’essere missionari in quest’Africa che cambia.
Si avverte anche il bisogno di coordinare gli sforzi delle persone che lavorano in questo ambito e di raggiungere e coinvolgere il maggior numero di confratelli ed è in questo senso che, alcuni mesi fa, mi è stata fatta la proposta di svolgere tale ruolo di coordinatore. Fin dall’inizio era chiaro che questo avrebbe implicato un trasferimento e quindi lasciare il Mozambico e ricominciare daccapo in un Paese dove non ho mai lavorato prima. Ho accettato questa sfida che, anche se richiederà un certo sforzo di riadattamento, mi permetterà, spero, di svolgere un’attività più rilevante e appagante di quanto fatto negli ultimi tempi. Da una parte mi dispiace lasciare il Mozambico dove ho iniziato come giovane prete nel 1988 e dove avevo un bel giro di amici e conoscenti , unitamente a tanti ricordi. D’altra parte il mio contributo all’Università Cattolica può essere dato da altri e anche il mio sostegno all’orfanatrofio Santi Innocenti (che intendo comunque continuare a distanza) non è fondamentale visto che l’attività viene portata avanti dalle suore e del personale sul posto.

Primi passi
Una delle prime cose in programma e la ragione fondamentale di questo viaggio è quella di visitare tre dei nostri centri che da alcuni anni si occupano degli aspetti sopra menzionati per rendermi conto sul posto di cosa si sta facendo e per vedere se esiste la possibilità di una maggiore collaborazione fra le tre entità . Oltre a FENZA, c’è il centro per le questioni sociali di Kanengo, vicino alla capitale del Malawi, Lilongwe ( www.cfscmalawi.org )e il centro culturale di Mua, Kungoni (www.kungoni.org ) Dal 20 fino all’inizio di ottobre mi fermerò una quindicina di giorni in Malawi e trascorrerò il resto del mese di ottobre qui a Lusaka. È la terza volta che passo per la capitale, che con quasi un milione e mezzo di abitanti è anche la maggiore città dello Zambia. Lusaka si trova su un altipiano a circa 1200 metri (anche se non si direbbe) e dista da Beira circa 1300 km. Il clima è molto più secco e decisamente più fresco che quello sulla costa del Mozambico. Generalmente settembre è l’ultimo mese della stagione secca e fredda che comincia a fine maggio. Durante questi 4 mesi non cade una goccia di pioggia e il paesaggio diventa arido e brullo, con nuvole di polvere che si alzano durante le giornate ventose e che avvolgono il paesaggio in un manto giallastro.
Dopodomani (20 settembre)qui si vota: la corsa è tra il presidente al potere, Rupiah Banda e il suo partito MDM e Michael Sata , il rappresentante del partito d’opposizione, il Fronte Patriottico. La situazione sembra calma; forse qualche problema potrebbe sorgere se con lo spoglio delle schede si spargeranno voci di brogli elettorali. Per ora gli unici problemi sono degli ingorghi stradali quando i sostenitori di uno o dell’altro partito improvvisano danze e canti di incitamento per i propri beniamini negli incroci più trafficati. Staremo a vedere.

venerdì 20 maggio 2011

Viaggi apostolici (o quasi)


Seminario a Johannesburg

Aprile e maggio sono stati mesi di spostamenti dove ho unito l’utile al dilettevole. Sono partito da Beira alla volta di Johannesburg il 4 aprile per partecipare ad un seminario sulla prevenzione degli abusi sessuali dei minori da parte di persone negli ambienti religiosi e in particolar modo tra i Padri Bianchi nella triste eventualità che affiorino casi del genere tra i nostri ranghi.

Questa gravissima piaga che ha rovinato migliaia di persone e che è un dramma e causa di un danno enorme per la Chiesa, su tutti i piani, non è ancora sanata e regolarmente emergono casi nuovi, con minor frequenza in questa parte del mondo ma forse perché il fenomeno è tenuto nascosto come lo fu da noi fino qualche tempo fa. Ad ogni buon conto la sveglia è suonata da un pezzo per cui dobbiamo sapere con esattezza cosa bisogna fare nei vari casi concreti e il seminario ci ha dato qualche informazione pratica su come procedere.



Festa in spiaggia

Dopodiché è stato il momento di qualcosa di molto più allegro e rincuorante: un matrimonio. Anzi, a dire il vero Marco e Sara si erano sposati qualche giorno prima in una cerimonia riservata per soli intimi ma hanno voluto fare una grande festa per parenti e amici sulla spiaggia, con tanto di benedizione solenne. Piccolo particolare: la spiaggia prescelta era a 700 km da Johannesburg dove abitano e in un altro Stato, guarda caso il Mozambico!
Beh, è stato impegnativo ma divertentissimo. Non è mancato nulla: pioggia (insolita per quel periodo dell’anno), gente che si è insabbiata per ore, lavori in corso che hanno reso il viaggio interminabile, un paio di feriti nel preriscaldamento di quella che doveva essere una memorabile partita sulla spiaggia e che in conseguenza non c’è mai stata visto che abbiamo dovuto correre al primo ambulatorio che si trovava a una mezzora di fuoristrada. Il tutto
comunque affrontato con grande spirito, un sacco di risate e sempre una birra fresca a portata di mano. La maggior parte degli invitati erano giovani e questo ha trasformato il fine settimana in una grande festa non stop.

Giovedì santo in autostrada

In queste occasioni il tempo fugge in un modo impressionante e in men che non si dica era già la settimana santa. Mercoledì ho aiutato per le confessioni un confratello irlandese, Raymond, che è responsabile di una parrocchia a sud Johannesburg abitata in prevalenza da persone di origine indiana. L’indomani ci mettiamo in strada alle 8 per andare a celebrare la messa del crisma con l’Arcivescovo e gli altri preti dell’arcidiocesi prevista per le le 10. Mi stupisce che invece di una macchina si prenda un camioncino che comunque esternamente non dà preoccupazioni. Ray mi racconta una lunga storia il cui succo è che la sua vettura è nell’officina di un amico che gli ha prestato il camioncino. Gli faccio notare che il motore fa uno strano rumore e Ray annuisce, maledicendo l’amico meccanico che gli rifila sempre dei catorci e augurando che il motore esploda appena arrivati nel parcheggio dietro la cattedrale dove lo abbandonerà al suo destino. Appena proferite queste parole sentiamo una forte esplosione e vediamo una fumata nera uscire dal vano motore. Fine del camioncino. E della nostra messa del crisma col vescovo. Vi risparmio i dettagli della lunga attesa ai bordi dell’autostrada e tutto il cinema che è seguito. Solo verso le 2 del pomeriggio, stanchi e affamati raggiungeremo una delle nostre case.

Veglia pasquale a Beira

Il venerdì santo riparto per Beira. Il volo con un piccolo aereo della Lam sostituisce la Via crucis in tutti i sensi: come sofferenza e come preghiera. Di notte comincia a piovere e continua fin verso mezzogiorno. È la coda della stagione delle piogge che è agli sgoccioli. Celebro la vigilia pasquale con un gruppo di 600 giovani legati alla comunità di Sant’Egidio che è particolarmente attiva anche per la prevenzione e la cura dell’AIDS. Il cielo minaccia pioggia e al posto di sistemarci comodamente all’aperto, e al fresco siamo costretti, dopo la cerimonia del fuoco, a radunarci in un salone che seppur grande è stipato in ogni ordine e grado. In pochi minuti l’aria diventa rovente. Trascorro le due ore seguenti con un ventilatore che mi spara addosso un vortice di aria calda e che comunque mi permette di non squagliarmi come le candele sull’altare.

Ritiro in Zambia

Dopo aver moderato l’assemblea dei Padri Bianchi in Mozambico la prima settimana di maggio, sono di nuovo in partenza. Questa volta la destinazione è Kasama, nel nord dello Zambia, non lontano dalla frontiera con la Tanzania dove oltre a una parrocchia in mano nostra c’è anche la sede di uno dei nostri noviziati. Lo scopo è quello di predicare il ritiro annuale a un gruppo di confratelli che lavorano in Zambia.

Il nord dello Zambia ha sempre avuto una forte presenza di Padri bianchi fin dal nostro arrivo in 1895. Il primo Vicario apostolico della zona (equivalente di un vescovo) fu il mitico Padre bianco Dupont (a sinistra, nella foto), conosciuto anche come Moto Moto (fuoco-fuoco) forse per la sua passione per la caccia o per il suo temperamento focoso o perché aveva sempre una pipa accesa fra i denti. Un altro nomignolo che gli diedero fu quello di “Re dei briganti”. Caso più unico che raro, durante un periodo di interregno, fu nominato grande capo dell’etnia dei Bemba.

Il paesaggio è molto diverso da quello a cui sono abituato nella zona costiera di Beira e dintorni. Le piogge qui sono terminate da un pezzo e il paesaggio è quello della tipica savana africana che adesso si va tingendo di una tonalità che varia dal giallo al rosso. Le prossime gocce di pioggia cadranno solo a novembre. Il tempo è sempre tiranno e appena finito il ritiro si riparte in macchina per la capitale, Lusaka, mille km più a sud. I primi 500 km sono pieni di buche , il resto è su una strada eccellente ma di una noia mortale. Non c’è nulla che attiri l’attenzione o che aggradi lo sguardo. Non si vede anima viva e nemmeno un animale. Se si potesse, sarebbe mille volte meglio volare sopra queste lande piatte e monotone.

Foratura in pista

Scrivo queste poche righe da Lusaka, in attesa del volo che mi porterà a Johannesburg e in seguito a Beira. Il nostro aereo (Air Namibia) sta volteggiando sopra l’aeroporto da una buona mezzora. Non può atterrare perché c’è un altro velivolo bloccato in fondo alla pista. Stava prendendo la rincorsa per decollare quando… ha bucato! È da un po’ che stanno trafficando per cercare di riparare la gomma ma penso che abbiano desistito. Dall’estremità opposta dell’aeroporto è partito un trattore che a passo di lumaca si sta avvicinando all’aereo per, spero, rimorchiarlo fuori dalla pista. È un peccato che non abbia una buona telecamera per riprendere la scena. Raccontata così non mi crederete mai.



sabato 23 aprile 2011

Buona Pasqua!

A tutti voi i miei migliori auguri di Buona Pasqua. Il Signore risorto vi dia la sua pace: nei vostri cuori, nelle vostre famiglie, ovunque siate e in ogni momento della vostra vita

Sono tornato ieri a Beira dopo quasi tre settimane di assenza, un periodo ricco di esperienze, incontri e contatti umani. Conto di parlarvene un po' su questo spazio nei prossimi giorni.

giovedì 24 febbraio 2011

Divagazioni a sud dello Zambesi

Ciao a tutti e rieccomi dopo una lunga pausa. Sono a Beira, è ricominciato l’anno accademico ed ho ripreso i miei impegni con l’Università Cattolica dove insegno introduzione alla sociologia e all’antropologia culturale nella facoltà di medicina oltre ad alcuni seminari. Ultimamente sono stato un po’ latitante nell’orfanatrofio dove cerco di dare una mano a Suor Delfina e alla sua equipe, ma il prossimo mese non solo spero di aver un po’ più di tempo a disposizione per stare con i ragazzi ma anche di scattare qualche foto e mandare qualche aggiornamento agli amici che si sono offerti di aiutare. Il sito del centro www.santinnocenti.org adesso ha anche la sezione in portoghese e in inglese. Va un po’ rivisto e soprattutto aggiornato ma ciò richiede un po’ di quel bene prezioso che sembra sempre scarseggiare: il tempo. A proposito di tempo, continua a fare caldo anche se le massime sono attorno ai 30-33 e non più ai 37-38 di dicembre- gennaio. Non ha piovuto molto finora qui nella zona di Beira ma, visto che la stagione delle piogge durerà ancora un mese o più, è meglio aspettare prima di tirare conclusioni affrettate.

Il cane “portalegna”

Strettamente legata alla scarsità di precipitazioni in alcune zone vicine, un paio di settimane fa un gruppo di persone ha notato una donna che tornava dai campi con una fascina di legna in testa e un bambino sulla schiena. Fin qui tutto normale. Quello che ha causato sorpresa e costernazione è stato il cane della signora che la seguiva, portando anche lui una piccola fascina che la donna gli aveva collocato sul dorso, fissandola con un panno. Apriti cielo! (anzi...chiuditi, visto il seguito). Quella vista insolita, che in altri momenti avrebbe potuto suscitare ilarità, è stata interpretata con sospetto. Scatta subito la denuncia alle autorità tradizionali (una specie di capi-villaggio anche se in effetti qui di villaggi non ce ne sono più) che convocano la tapina e dopo un breve interrogatorio la pronunciano colpevole di aver causato la “chiusura del cielo” a causa di un gesto “contro natura”. Viene subito organizzata una cerimonia (che spero di potervi raccontare nei dettagli nella prossima puntata)per rappacificarsi con gli spiriti, offesi da cotanta temerarietà, e la tapina deve pagare una multa. La pioggia però si fa ancora attendere e c’è già chi dice che è per colpa della cerimonia mal fatta mentre altri sostengono che la vera strega è la suocera della donna, relale mandante del sacrilegio (nel senso che ci sarebbe lei dietro l’idea del cane” portalegna”) e capace di ben altri sortilegi. A me verrebbe voglia di andare a congratularmi con le due donne per la trovata e di pagargli da bere ma son sicuro che causerei un putiferio per cui mi limito a registrare l’accaduto.

Permesso di soggiorno

Tempo fa avevo menzionato che il costo annuale del permesso di soggiorno (che si chiama DIRE e che tutti i cittadini stranieri devono avere) era passato da meno di 50 euro a 500. Dopo tante proteste da parte di alcuni ambasciatori, il governo ha voluto mostrare di fare uno sforzo ma il monte ha partorito un topolino. Dato anche il consolidamento del metical (moneta locale) sulle monete principali (strano ma vero!) il DIRE costa adesso 450 euro. Per quel che riguarda i missionari (che normalmente non sono qui per fare affari) si dice che il nunzio apostolico si sia dato un po’ da fare mentre pare che la cosa non stia molto a cuore all’episcopato mozambicano che, non solo non ha mai scucito un centesimo per aiutare i missionari ma che addirittura, come nella nostra diocesi, ci fa pagare anche l’euro del documento che ci viene rilasciato in segreteria e che dobbiamo poi presentare all’immigrazione. Probabilmente anche questo rientra nella categoria “Cooperazione tra le Chiese”…

Schede sim sì, registrazione no

Qualcuno si ricorderà che ai primi di settembre dell’anno scorso ci furono delle sommosse popolari, soprattutto nella capitale, Maputo. La polizia sparò ai manifestanti e 13 persone persero la vita oltre a centinaia di feriti per colpi di arma da fuoco. Le autorità accusarono gli organizzatori della rivolta di aver organizzato la guerriglia urbana a colpi di sms. Fino a quel momento chiunque poteva comprare una scheda telefonica senza presentare la minima documentazione. Come reazione immediata il governo decretò che tutti i possessori di una scheda telefonica dovevano registrarla entro due mesi. Ora, per chi ha un minimo di conoscenza delle difficoltà tecniche e logistiche esistenti in Mozambico, fu facile predire che si trattava di una “mission impossibile”. E così fu: dopo due mesi pare che nemmeno l’1% degli utenti di Mcel e Vodacom si fossero dati la briga di recarsi ai centri di registrazione . E così il governo si vide costretto a rivedere i suoi piani ma ancora una volta in maniera totalmente non realistica: il termine ultimo venne infatti fissato per il 7 gennaio, appena dopo le vacanze natalizie che qui coincidono con quelle estive. La pena per chi non si fosse “legalizzato” era il blocco della scheda. Inutile dire che gli zelanti furono ancora meno. E così, arrivati al 7 gennaio e senza nessun risultato, il Governo decise di fare la sola cosa possibile: lasciar perdere. L’unica conquista è quella che ora, se si compra una scheda sim per strada senza registrarsi tramite presentazione di un documento valido, non si possono fare chiamate ma solo riceverle. Ma per l’esorbitante somma di 20 meticais (meno di 50 centesimi) trovi un ragazzotto che è capace di sbloccartela senza andare a far le code nei negozi autorizzati. Questa sì che è una rivoluzione popolare, non violenta ed efficace. Forza ragazzi, “A luta continua!”

Anno di Machel

A proposito di rivoluzioni, il governo ha decretato che quest’anno sarà l’anno del primo presidente del Mozambico, Samora Moises Machel. Venticinque anni dopo la misteriosa morte del rivoluzionario, vulcanico e molto controverso statista, è cominciato il tentativo di “canonizzarlo”. In questi casi si rischia o di cadere nella vuota retorica o di rivisitare la storia, passando sopra i molti errori e le atrocità commesse dai rivoluzionari durante il tentativo di imporre il marxismo leninismo duro e puro nella decade che va dal ’75 all’85. Mi auguro che l’iniziativa susciti dibattiti interessanti, capaci di gettare un po’ di luce su un recente passato che ha inferto al popolo mozambicano delle profonde ferite non ancora curate. Non coltivo però molte speranze: gli storici di professione non abbondano di certo da queste parti. Per chi conosce il portoghese segnalo uno dei primi contributi alla riflessione: http://macua.blogs.com/moambique_para_todos/2011/01/reflectindo-sobre-o-ano-samora-machel-12.html

venerdì 14 gennaio 2011

Felice 2011

Un carissimo augurio di un felice 2011 a tutti voi. Che il Signore vi aiuti a scoprire quello di cui avete veramente bisogno per essere felici e ve lo conceda.

Le festività sono trascorse bene e in fretta. Natale a Beira sotto un sole cocente, con 40° gradi all'ombra. Il 24 sono stato invitato a cena da amici per quella che pensavo fosse una cosa familiare. No avevo però contato con la famiglia estesa: eravamo più di 100! E' stato molto bello: la compagnia, il cibo, le danze. Peccato che ho dovuto andarmene presto perché il giorno dopo avevo la messa alle 8 con il battesimo di 30 bambini nella parrocchia di Sao Benedito di cui fui parroco più di 20 anni fa. La cerimonia si è trasformata in un'autentica sauna con le candele che si scioglievano, per il gran caldo, nelle mani dei padrini.
Il 27 sono partito per climi più freschi. Johannesburg, con i suoi 1700 metri di altezza godi di un clima più vivibile di quello di Beira, per lo meno in questo periodo. Nella metropoli sudafricana ho festeggiato l'arrivo dell'anno nuovo e sono ripartito il 5 alla volta di Maputo per recuperare una macchina di seconda mano e portarla 1200 km più a nord, su a Beira.
Chiaramente il veicolo non era ancora pronto, malgrado ci fossimo accordati all'inizio di dicembre. Le scuse erano pronte, ovviamente: le feste, le ferie, il caldo, la pioggia... ("ma volete anche l'aria condizionata che funzioni?" "Beh, vedi tu, è vero che andiamo al nord ma per arrivare al Polo ci sono altri 15.000 km!") Niente di nuovo insomma. Finalmente la macchina era più o meno pronta e d è cominciato il viaggio, punteggiato da varie tappe in lacuni splendidi tratti della costa mozambicana. E così, una settimana dopo mi trovo ancora a 500 km da casa ma oggi è l'ultimo giorno. Non solo son passate le feste ma son finite anche le ferie per cui da lunedì si torna nel caldo soffocante di Beira dove, per qualche settimana ancora, non ci sarà da stare freschi!

venerdì 3 dicembre 2010

Incidenti e barbarie

L’occasione per questa amara riflessione mi viene da un paio di incidenti avvenuti sulla strada nazionale numero 6 che passa a 100 metri da casa nostra, e che è una delle principali arterie del paese, e da quello che è successo sul luogo dei sinistri.

In Mozambico non ci sono molti veicoli, se facciamo il paragone, per esempio, col vicino Sudafrica, eppure regolarmente succedono delle stragi sulle strade. Le cause le conosciamo: educazione civica e stradale a livello zero, mercati e mercatini superaffollati e spesso non segnalati a bordo di strade dove sfrecciano a tutta velocità i sempre più numerosi bisonti, la mancanza di dissuasori efficaci per la riduzione della velocità, come dossi artificiali, mezzi sgangherati e privi della più elementare manutenzione, spesso stracolmi di persone che viaggiano in formazione “a grappolo”. Purtroppo, a tutto questo caos, ci si fa lentamente l’abitudine.

Quello che invece continua a farmi fa inorridire è che sulla scena degli incidenti appaiono sempre frotte di sciacalli, pronti ad approfittare al massimo della situazione. Così, mentre uno dei camion si incendiava, dopo averne tamponato un altro fermo in mezzo alla strada e nove persone bruciavano vive, intrappolate nella cabina dove normalmente avrebbe dovuto esserci solo l’autista, un gruppo di presenti si dava da fare per saccheggiare quello che c’era a bordo dei mezzi. E purtroppo questa barbarie non si ferma dentro i confini del Mozambico. Tempo fa la figlia di amici tornava dal Sudafrica, dove era andata a far compere, insieme al fidanzato. Il loro mezzo è stato coinvolto in un grosso incidente, la macchina è uscita di strada e i due sono stati sbalzati dal veicolo. Nel giro di pochi minuti, alcuni abitanti del posto stavano facendo man bassa delle mercanzie sparpagliate sulla sede stradale e dei beni personali dei malcapitati viaggiatori. La ragazza giaceva svenuta nel prato vicino alla strada. Qualcuno, credendola morta, le ha sfilato di dosso il vestito che indossava per rubarlo.

La cosa si è ripetuta sotto i miei occhi alcune settimane fa quando un grosso camion ha sbandato ed è uscito di strada a un paio di chilometri da casa nostra: in men che non si dica c’era una folla che rubava i sacchi di granoturco che trasportava. Più tardi si è saputo che avevano alleggerito del portafoglio e del cellulare l’autista rimasto contuso.

Che fare? In caso di disastri naturali non è raro che si dia alla polizia e all’esercito l’autorizzazione di sparare a vista sugli sciacalli. Ma qui non c’è niente di “naturale” e in ogni caso la polizia arriva sempre sul luogo a saccheggio compiuto

mercoledì 24 novembre 2010

Niente di nuovo sul fronte australe

Ci stiamo avviando velocemente verso la fine dell'anno e le vacanze estive. Le scuole hanno chiuso a fine ottobre (tranne per quelli che hanno gli esami) e riapriranno ai primi di febbraio.
Nessuna grossa novità per quel che riguarda il Paese e questo può essere interpretato in due maniere completamente diverse.
Come era facilmente prevedibile, il termine ultimo per la registrazione delle schede telefoniche per cellulari è slittata a metà gennaio. In molti lo sapevano e non hanno fatto una piega; altri hanno risposto con alacrità e persino preoccupazione all'invito tassativo di registrarsi entro il 15 Novembre (per me questo è inspiegabile), perdendo anche mezza giornata di lavoro in file interminabili. E non è la prima volta che sono gabbati in questo modo.
L'ultima grossa presa in giro era stata la revisione obbligatoria degli autoveicoli (sia detto, assolutamente necessaria visto le bare su 4 ruote che circolano ma assurda così come era stata concepita) scattata a Maputo e presentata come una specie di Giorno del Giudizio. In tanti c'erano cascati perdendo tempo e spendendo soldi per un certificato di idoneità stradale dichiarato invalido poco tempo dopo perchè l'operazione, per essere valida, avrebbe dovuto partire a livello nazionale e non solo nella capitale. Nel frattempo i proprietari dei pochi centri di ispezione degli automezzi ridevano di gusto mentre si avviavano verso la banca più vicina per depositarvi il (troppo) facile guadagno (bottino?)
Volete sapere se ho registrato la mia SIM? Non ve lo dico...provate a indovinare.
Da ultimo grazie a quelli che hanno risposto al mio appello per adottare dei bambini a distanza o per aiutare il centro di accolgienza dove vivono.
Ultime notizie su http://www.santinnocenti.org/
Ha cominciato a piovere, anche se si tratta solo di acquazzoni sparsi che mitigano solo in parte il caldo intenso di questi giorni.
A presto, quando avrò terminato una serie di seminari che sto conducendo con un gruppo di studenti del 3° anno del corso per infermieri per aiutarli a sviluppare capacità di autoverifica critica.