martedì 20 novembre 2012

Uganda, la perla dell'Africa

Il "rifugio" di Francesca e Stefano

La permanenza in Malawi si è conclusa con la visita a Stefano e Francesca, tour operators di AfricaWildtruck che si sono trasferiti nel sud del Paese, ai piedi del massiccio montuoso di  Milanje che raggiunge i 3002 metri col picco di Sapitwa. La montagna emerge dalle piantagioni di te circostanti e il paesaggio è di una bellezza rara e estrema. Dire che sono stato bene è dire poco ma troppa pubblicità potrebbe risultare in un’invasione di massa del loro piccolo angolo di paradiso!

Il lago Malawi dall'aereo
Ieri sera sono arrivato a Kampala. Ho preso un aereo della Kenya Airways  a Lilongwe, sorvolato quasi tutto il lago Malawi, visto da lontano il massiccio del Kilimanjaro immerso tra le nuvole e passato sopra la sterminata savana del Serengeti, molto verde per via delle recenti piogge. 

Dopo uno scalo e una sosta di 2 ore a Nairobi siamo ripartiti per la capitale dell’Uganda. L’approccio alla pista è spettacolare perché si scende a volo radente sul lago Vittoria che si presenta in tutta la sua maestosa immensità.
Mi trovo qui per una riunione dei coordinatori di giustizia e pace, incontro e dialogo e integrità del creato in qualità di delegato della provincia dell’Africa australe. Lo so che per  i non iniziati tutto questo gergo non vuole dire granché ma mi prometto di pubblicare qualche aggiornamento sui nostri lavori che termineranno il 27 novembre.

mercoledì 14 novembre 2012

Infoflash ottobre-novembre


Anche ottobre è finito e mi sembra sparito in un attimo nonostante il caldo torrido di alcune giornate. È questo infatti il mese più caldo in Zambia. A novembre cominciano a cadere i primi acquazzoni che spezzano il ciclo interminabile di giornate roventi.  Per carità, nulla a che vedere con il caldo afoso e opprimente di Beira che dura per buona metà dell’anno ma comunque sempre attorno ai 33-35 per settimane intere. Di notte però si dorme quasi sempre senza difficoltà: è il vantaggio di essere situati a 1200 mt di altezza.

Una gradita diversione è arrivata a metà mese quando mi sono recato a Zanzibar con la famiglia di mio cugino Marco che vive qui in Zambia  per il matrimonio della figlia Alessia. I quattro giorni sull’isola sono stati veramente magnifici: immersi e circondati in un paesaggio da cartolina, contenti e rilassati, abbiamo goduto delle spiagge di finissima sabbia bianca, ci siamo tuffati e rinfrescati nelle terse acque dell’Oceano Indiano che assumevano gradazioni di colore diverso a secondo dell’intensità e dell’inclinazione della luce del sole.

A fine ottobre ho finalmente ottenuto il mio permesso di soggiorno della durata di due anni ma la validità viene fatta partire dalla data di richiesta, cioè novembre dell’anno scorso e quindi scadrà nel 2013. Ci sono voluti infatti 12 mesi di tempo per un documento che richiede 10 minuti. Nel frattempo avevano hanno perso tutta la documentazione originale e per fortuna hanno accettato le fotocopie che avevamo prudentemente tirato.
Dopo una settimana dal mio ritorno mi sono trasferito dalla comunità di Fenza a quella della casa provincializia, a soli tre chilometri, in città. È una tipica casa di passaggio e i sei  residenti  sono spesso in movimento anche loro , perché appunto si occupano di questioni che riguardano quella che noi chiamiamo la provincia dell’Africa Australe (Zambia, Mozambico, Malawi e Sudafrica).

Anch’io sono in giro; al momento in Malawi per presentare la mia relazione al Consiglio Provinciale e settimana prossima in Uganda per una riunione con gli altri coordinatori e con i nostri grandi capi che verranno da Roma.

In Malawi la situazione generale non è delle più rosee; a parte il caldo intenso di questi giorni e la mancanza di piogge che rientra nel quadro del periodo, varie zone del Paese stanno sperimentando scarsità di acqua potabile e continue interruzioni nell’erogazione dell’energia elettrica. Sono riapparse lunghe code alle stazioni di servizio; ora manca il diesel, altre volte la benzina, in qualche caso tutte e due. Ma quello che preoccupa di più è che si parla insistentemente di centinaia di migliaia di persone a rischio fame per causa di un raccolto molto scarso e come onda lunga di una politica economica dissennata portata avanti dal defunto presidente Bingu Wa Mutharika.

mercoledì 3 ottobre 2012

Tre mesi dopo...


Tre mesi! Sembra ieri ma sono già passati tre mesi dal mio rientro dall’Italia dopo il “Giugno d’oro”, anzi d’argento, che ho avuto la fortuna di trascorrere con tante persone care. Uno di loro mi ha fatto notare che la pagina del 25° cominciava ad essere datata, anche perché giustamente ormai mi trovo già nel 26°!
Quindi, bando alle ciance e cerchiamo di riassumere questi ultimi 90 giorni.

 

Corso a Città del Capo


                                                                                          

Alcuni partecipanti al seminario.Sullo sfondo, Table Mountain
 


A poco più di una settimana dal mio ritorno a Lusaka, partivo alla volta di Città del Capo per un corso di formazione organizzato dal CPLO che è lo strumento ufficiale di collegamento tra la Conferenza episcopale sudafricana da una parte e il Governo e il parlamento di quel paese dall’altra. Il contenuto del corso ruotava attorno al termine “advocacy”, una di quelle parole inglesi tanto di moda ma difficilmente traducibili con un solo vocabolo.
“Tutela dei diritti” (delle fasce più deboli) mi sembra illustrarne abbastanza bene il concetto. In pratica, attraverso una serie di presentazioni e seminari abbiamo toccata aspetti come partecipazione attiva in una democrazia, la dottrina sociale della Chiesa, come presentare un emendamento in Parlamento, come trovare risorse e fondi, etc.
Eravamo una dozzina di persone, sacerdoti e laici, impiegati e studenti, provenienti da vari paesi dell’Africa australe. È stato un corso proficuo e  arricchente.



Sul traghetto per Robben Island.
Cape Town & Table Mountain sullo sfondo
Luglio è inverno pieno al Capo e uno dei mesi più piovosi, con burrasche improvvise e violente che arrivano dall’oceano aperto.  Abbiamo avuto però anche la fortuna di giornate calme e soleggiate e ne abbiamo approfittato per un tour sulla Lion’s Head, (la collina da cui si può ammirate tutta la città) e un’escursione a Robben Island, l’isola su cui sorgeva la prigione dove Nelson Mandela trascorse 18 lunghi anni di carcere duro.
Prima dell’inizio del corso ho fatto anche un salto a Franschhoek, cittadina nel cuore dei vigneti che si estendono a nord di Città del Capo.
Fu fondata nel 1688 dai rifugiati francesi ugonotti provenienti dall'Olanda, in fuga dalle loro terre di origine. Con loro portarono alcune piantine di vite e il risultato è che tre secoli dopo questa è una delle zone più famose in tutto il mondo per la produzione di ottimi vini che abbiamo avuto modo di assaggiare in abbondanza visto che era la festa della presa della Bastiglia, qui particolarmente sentita e celebrata.
Ho incontrato Nick, vecchia conoscenza di Johannesburg, che qualche anno fa ha chiuso il suo studio di libero professionista, ha comperato una "signora" fattoria e si è messo a produrre champagne locale. Con ottimi risultati.


Avanti e indietro dal Malawi



Mua, monumento. Arrivo dei Padri Bianchi (1902)
La Zambia confina ad est con il Mozambico e il Malawi, aesi dove i Padri Bianchi sono presenti rispettivamente dal 1953 e dal 1902. E in Malawi, proprio nel luogo dove i primi tre Padri Bianchi arrivarono agli inizi del secolo scorso, mi sono recato due volte, ad agosto e a settembre. Il posto si chiama Mua e la missione (ora parrocchia) è ancora il centro di riferiemnto per la popolazione del luogo.
Sul terreno della missione sorge il centro culturale di Kungoni, partorito dal genio artistico di padre Claude Boucher e portato avanti con determinazione e cocciutaggine per oltre 35 anni. Nulla dura per sempre però e quindi è urgente pensare all’avvenire di Kungoni nell’epoca post-Boucher e la faccenda è tutt’altro che semplice. Ad ogni modo è stato costituito un comitato di transizione, di cui faccio parte, che, dopo un attento studio della situazione, ha cominciato a produrre proposte concrete per l’immediato futuro.
Su Kungoni c’è parecchio materiale in rete, quasi tutto in inglese. Ci sono però vari video che non hanno bisogno di traduzione. Cercatelo con Google.





Brutta avventura



Padre Boucher e Gama, il suo braccio destro
A Mua, in entrambe le occasioni,  ho incontrato gli affabili e simpatici Stefano e Francesca, una coppia italiana innamorata di quest’angolo di Africa al punto da trasferirvisi e portare avanti la loro attività di operatori turistici (vedere www.africawildtruck.com).
Proprio dopo il nostro secondo incontro, conclusosi la sera attorno a un bel caffè all’italiana e a un bicchiere, nel cortile interno della missione, e dopo aver commentato che in pochi Paesi africani ci sente così sicuri come in Malawi, padre Claude Boucher, che vive da solo al centro a un centinaio di metri dalla parrocchia, veniva aggredito in camera sua da 4 balordi mascherati e armati che lo hanno derubato di soldi e oggetti. Allertati da una chiamata di Gama, il suo factotum nonché vicino di casa, ci siamo precipitati sul posto dove l’abbiamo trovato scosso e spaventato ma con solo qualche graffio ed ecchimosi superficiali, segno che i malviventi  erano più interessati a fargli paura che a fargli del male. Era la prima volta che gli capitava in 35 anni di vita a Mua ma è di sicuro un campanello d’allarme che farà bene a non ignorare.

L’opera di una vita



Una maschera del Gule Wamkulu
Sempre a Mua, Claude ci ha presentato con orgoglio e soddisfazione il libro a cui ha lavorato durante una vita intera. Il soggetto dell’opera è il Gule Wamkulu (la grande danza) dell’etnia Chewa, che in poche parole è una danza rituale eseguita alla fine delle cerimonie d'iniziazione (chinamwali) delle ragazze, durante i matrimoni, i funerali e l’insediamento dei capi locali.
Il Gule Wamkulu è un mondo di riti, di insegnamenti pubblici e di pratiche segrete. Internet offre molto materiale a proposito. Per chi volesse dare un’occhiata al libro di padre Claude e al materiale inedito che probabilmente verrà pubblicato sulla rete consiglio di visitare il sito www.kasiyamaliro.org
Chi volesse acquistare il libro (40 euro e in inglese) può farmelo sapere e troverò il modo di farlo arrivare in Italia. Attenzione però: si tratta di un lavoro erudito di ricerca, non il classico coffee table book!


 

mercoledì 4 luglio 2012

25° di sacerdozio

Sono appena rientrato a Lusaka dopo un mese di celebrazioni e festeggiamenti in occasione del mio 25° anniversario di ordinazione.
Grazie per la vostra amicizia, simpatia, interesse in chi sono e quello che faccio; per la vostra generosità e vicinanza, il vostro affetto, incoraggiamento e le vostre preghiere.
Quello appena trascorso è stato un mese intensissimo e ricco di calore umano che ha di molto sorpassato i picchi di caldo "africano" che si sono fatti sentire.
Un grande abbraccio a tutti voi, a quelli che ho visto e a quelli che ho solo sentito per telefono o solo pensato con la mente e il cuore; a chi ha potuto partecipare fisicamente a tanti momenti di festa e a chi ha dovuto rinunciarvi. Dio vi benedica e vi protegga sempre.




venerdì 13 aprile 2012

Appunti di Pasqua

Pasqua è passata anche se la Chiesa ci mette a disposizione 50 giorni per approfondire i grandi misteri celebrati durante il Triduo. A proposito di quest’ultimo, ho celebrato la messa del giovedì santo nella parrocchia vicina. Cerimonia ben preparata, chiesa gremita, coro che ha cantato davvero bene. E tutti si sono fermati per la veglia di preghiera che è seguita.

Passione e pipistrelli
Il venerdì santo sono partito per il lago Kariba, il maggiore specchio d’acqua artificiale al mondo. Ho scoperto di avere un parente qui a Lusaka che ha la seconda casa sulle sponde del lago e che mi ha invitato a trascorrere Pasqua con lui e la famiglia. Appena siamo arrivati a Siyavonga, io mi sono precipitato nella chiesa del posto appena in tempo per la celebrazione della Passione del Signore. All’ingresso mi è arrivato subito sotto il naso il tipico odore di sterco di pipistrello. I solai delle chiese sono un luogo preferito per queste piccole bestiole che però, stando appese a testa in giù, fanno i loro bisogni che si accumulano sul soffitto. Per chi lo ha sniffato, l’odore non è proprio quello di mammola, per cui ho cercato di piazzarmi in un posto dove ci fosse un po’ di corrente d’aria.

Vigilia movimentata
Il giorno dopo, sabato santo, è stata una tranquilla giornata di relax , lettura, contemplazione di quello stupendo angolo di lago dove il cugino Marco ha costruito la sua casa. Verso le 4  del pomeriggio ci siamo tutti sistemati sulla barca (praticamente un salotto galleggiante a motore) e ci siamo diretti verso il centro del lago per un “sundowner”, cioè un aperitivo mentre si contempla il sole che sparisce all’orizzonte. E l’effetto è stato spettacolare perché mentre il sole tramontava, dalla parte opposta,una gigantesca luna piena emergeva dalle acque.
 Tornati a notte fatta (il sole tramonta verso le 18) Marco e famiglia si sono avviati alla cena imbandita in casa di amici e io li ho accompagnati per poi avere la macchina. Il tempo di un aperitivo e poi via! di corsa alla veglia pasquale. L’inizio è stato un po’ in sordina con una gigantesca catasta di legno che non voleva saperne di accendersi e con le centinaia di persone radunate sul piazzale che hanno cominciato a far caciara. Poi, una volta avviata la processione col cero pasquale, un folto gruppo si è avvicinato all’entrata della chiesa, tenuti a bada con difficoltà da una suora che impediva loro l’ingresso prima del tempo. A un certo punto però la massa ha rotto gli argini e la suora si è scansata in fretta per non essere trascinata via  dalla fiumana di persone che si è riversata all'interno. Da lì in poi però tutto è proceduto con ordine con il coro che si è scatenato cantando a squarciagola e ondeggiando al ritmo di una serie di tamburi percossi con veemenza e bravura da giovanotti desiderosi di sfoggiare le loro abilità. Il tutto è durato 3 ore; neanche male visto la quarantina di battesimi di adulti e la lunga liturgia della vigilia.
Baia fantasma
Per pranzo domenica abbiamo deciso di fare un picnic in una località distante un’oretta in barca ma il tentativo è (parzialmente) fallito. Da poco usciti al largo, abbiamo incrociato un motoscafo in panne che abbiamo rimorchiato al porticciolo di partenza. Ci sono stati momenti di ilarità quando Nicholas (figlio di Marco), nel tentativo di trainare il pesante scafo con un canotto leggero, per poco non è finito in acqua ma a pensarci bene c’era poco da ridere perché ci sono coccodrilli nella zona!

Alla fine abbiamo legato il motoscafo alla barca e il tutto è proceduto bene, anche se a rilento. Più di un’ora dopo siamo ripartiti di nuovo e la navigazione non ha conosciuto nessun intoppo fino a quando c’è stato da decidere se tenere la destra o la sinistra di un’isola. Le donne, che insistevano per rimanere vicino alla riva tenendo la destra, sono state zittite con l’accusa di mancanza di senso dell’orientamento, con il risultato che siamo finiti fuori rotta e abbiamo pranzato in mezzo al lago piuttosto che nella baia dove eravamo diretti. Ma il tutto si è risolto con gran risate e facendo festa alla tavola imbandita.

giovedì 5 aprile 2012

Buona Pasqua

Oggi comincia la solennità più importante dell’anno per i cristiani e cioè il Triduo Pasquale.  È davvero una grande festa in cui facciamo memoria e torniamo presente la sconfitta di ogni forma di tenebre e di peccato e il trionfo della vita, del perdono, dell’amore.
Quest’anno sono tornato a riflettere su quella che molti biblisti considerano la fine originale del vangelo di Marco (16,1-8)e su cui, ben 25 anni fa, scrissi la mia tesina di laurea.


E proprio meditando su questa conclusione insolita voglio farvi un augurio altrettanto “insolito”: che quest’anno le celebrazioni pasquali ci portino un po' di sana inquietudine per non rimanere “storditi” e immobili nella mente e nel cuore, e la giusta dose di timore e tremore davanti al mistero della nostra redenzione.


Spostamenti  recenti

Sudafrica  (KwaZulu-Natal)
 Viaggiare fa  parte del mio nuovo incarico a livello di ciò che nel nostro linguaggio chiamiamo Provincia (e che altro non è se non la regione dell’Africa meridionale dove siamo presenti e che comprende 4 Paesi: Malawi, Mozambico. Sudafrica e Zambia). All’inizio di marzo è arrivato da Roma Richard Nnyombi, ugandese, incaricato a livello della congregazione di coordinare le iniziative nel campo di giustizia e pace, dialogo e incontro e rispetto per il creato. Era in visita alla nostra provincia e mi è stato chiesto di accompagnarlo, cosa che ho fatto con molto piacere. Ci siamo dati appuntamento a Johannesburg  il 29 febbraio e il giorno dopo Philippe, un padre bianco belga, compagno di studi di teologia a Londra, ci ha dato un passaggio fino a Cedara, nelle verdi colline del KwaZulu Natal, a 500 km in direzione sud-est, dove abbiamo una delle nostre case di formazione per gli studenti di teologia. Abbiamo trascorso 3 giorni con la comunità, incontrando i giovani e lo staff e condividendo, seppur brevemente, le gioie , le ansie e le sfide di un simile centro. Da Cedara siamo tornati a Johannesburg in uotubus. Nel KwaZulu pioveva a dirotto, per effetto del ciclone Irina che tra l’altro aveva seriamente minacciato le coste meridionali del Mozambico prima di scaricarsi in oceano aperto.

Mozambico (Beira,  Manga e Tete)
Da Johannesburg, dove abbiamo incontrato i confratelli che vivono nell’area della grande metropoli sudafricana, siamo partiti per Beira il giorno 6 dmarzo. Sono rimasto una decina di giorni (Richard ha proseguito da solo per il Malawi) e poi sono tornato in Zambia in macchina, con tre confratelli che venivano a Lusaka per una riunione. Le giornate a Beira sono state una girandola di incontri, inviti, chiacchierate interessanti e piacevoli e dimostrazioni di profonda amicizia.
Sono anche  passato più volte dall’orfanatrofio ed è stato commovente vedere la gioia dei più piccoli che dopo un iniziale momento di sorpresa, mi hanno assediato come se non mi fossi mai allontanato. Il numero è aumentato di 4 unità e l’impresa di sfamare e di mandare a scuola più di 150 bambini/ragazzi e ragazze è sempre più ardua. Ringrazio tutti coloro che ci hanno aiutato e continuano a farlo. Anche se oramai vivo a 1000 km di distanza, cerco di fare la mia parte perché gli aiuti continuino ad arrivare e per mantenere vivo il contatto con i benefattori. Del resto chi porta avanti l’opera è suor Delfina e i suoi  collaboratori sul posto e questo dà ottime garanzie di continuità.
Sulla strada del ritorno a Lusaka (1400 km di buona strada, tranne i primi 200 che sono un autentico disastro) abbiamo pernottato a Tete, una cittadina che fino a qualche anno fa languiva sonnolenta (anche per via del caldo infernale che la contraddistingue) lungo la sponda del placido Zambesi e dove gli unici rumori erano i grugniti degli ippopotami che popolano il grande fiume. Oggi Tete ricorda le città della corsa all’oro. È una vera e propria boom town anche se l’oggetto delle brame non è il luccicante, nobile metallo ma il vile e sporco (ma utile e prezioso) carbone di cui si è scoperto, nella zona, uno dei maggiori giacimenti al mondo.

Ritorno a Lusaka

Abbiamo raggiunto la capitale dello Zambia sabato 17, dopo un viaggio di 2 giorni, lungo e a volte tedioso ma senza inconvenienti. Lunedì 19 ho aperto i lavori di un seminario a cui hanno partecipato vari nostri coordinatori di Giustizia e pace provenienti dai 4 paesi della nostra Provincia. È stata un’occasione importante per conoscerci meglio, condividere i nostri sforzi, successi e frustrazioni e per cercare di individuare delle priorità comuni

domenica 12 febbraio 2012

ZAMBIA CAMPIONI D'AFRICA

Zambia celebrate a shock win over Ivory Coast Foto Getty

E' fatta! Lo Zambia è campione d'Africa dopo una finale non bella dal punto di vista tecnico ma estremamente interessante da quello agonistico.
La storia si è ripetuta come nella semifinale contro il Gana: rigore sbagliato dalla squadra favorita (questa volta era la Costa d'Avorio) e la compagine zambiana che ci crede fino alla fine. Questa volta hanno deciso i rigori dopo 120 minuti di gioco. I Chipolopolo (questo il nome della squadra che significa proiettili) hanno abbattuto gli Elefanti ivoriani.
Molti zambiani se la sentivano che sarebbe andata così. Il fatto che sulla spiaggia vicino a Libreville, la capitale del Gabon dove si è disputata al finale, fosse precipitato nel 1993 l'aereo che trasportava la nazionale di quei tempi (quella che rifilò 4 gola all'Italia nel 1988!) che perì interamente nel disastro, era stato interpretato come un segno del destino. Gli spiriti dei morti di 20 anni fa, dicevano in vari, avrebbero senz'altro aiutato i piccoli Davide di oggi a sconfiggere i Golia dell'Africa dell'ovest.
Qualsiasi cosa ne pensiate, il risultato è lì davanti agli occhi e vi posso garantire che anche gli scettici si uniranno alla festa che questa notte terrà sveglia tutta la Zambia!