lunedì 30 novembre 2009


Secondo giorno a Maputo. Tre parole che riassumono quanto abbiamo visto oggi: cellulari, costruzioni e marciapiedi (che è un eufemismo chiamare sconnessi).

Cellulari: non solo bene in vista nelle mani, al collo o all’orecchio di quasi tutti ma anche venditori di ricariche ad ogni angolo, pubblicità ovunque (intere facciate di palazzi che reclamizzano M-cell –che va per la maggiore-, o Vodacom) centri vendita spuntati ovunque. Si direbbe che da queste parti il digital divide si stia chiudendo .


Marciapiedi: alberi cresciuti oltre misura, opere iniziate e abbandonate, scavi male riempiti, putride pozzanghere, cumuli di immondizie abbandonati, venditori ambulanti: tutto questo e molto altro contribuiscono a fare dei marciapiedi di Maputo un’autentica gimcana e in alcuni casi un percorso di guerra.. Un consiglio: se mai verrete da queste parti in un futuro prossimo, non camminate mai con lo sguardo rivolto in alto: fermatevi e ricominciate a muovervi quando i vostri occhi sono di nuovo rivolti a terra: ne va della vostra incolumità.



Costruzioni: dappertutto: nuove, in riparazione, in abbattimento per lasciar posto ad altri edifici, soprattutto alberghi e uffici. Maputo è un immenso cantiere. Si lavora anche la domenica per il doppio dello stipendio. Ieri abbiamo chiesto a un muratore quanto guadagnava: 100 meticais al giorno (2 euro e rotti), E questa è considerata un’ottima paga anche se un sacco di riso di 50 kg costa più di 1.500 meticais. Al momento l’euro è scambiato a 44 meticais.
Abbiamo iniziato la giornata con una vista panoramica dall’edificio più alto di Maputo che,pur costruito nella parte bassa della città,dall’alto dei suoi 33 piani domina su tutta la capitale.
Poi siamo andati a caccia dell’auto (trovata, una robusta Toyota Hilux che dovrà portarci a 1.200 km più su, a nord, e questo grazie all’interessamento dell’indispensabile quanto generoso Silvano e di sua moglie Daniela,) abbiamo provato l’ebbrezza delle corse nei taxi a tre ruote e in quelli chiamati “collettivi”: in un pulmino per 9 persone ci siamo trovati in alcuni momenti anche in 15 più un sacco di riso che si è regolarmente strappato e per ultimo ci siamo infilati in uno dei più frenetici, affollati e variegati mercati di tutta l’Africa australe: il mitico Xipamanine!
Un ultima corsa a recuperare un pezzo di grana da portare in regalo ai confratelli a Beira e un buon meritato boccone in riva al mare hanno concluso la giornata.
A presto.




Michele e Zeno si stanno comportando egregiamente. Eccoli qui mentre riprendono fiato:




For my English speaking friends: sorry I havent’ got the time to put all this into English. I suggest that you make good use of Google translator until I find a bit of time to let you know what is happening in this beautiful land of Mozambique. Take care.

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