domenica 20 dicembre 2009

Caldi Tropici

Fa caldo a Beira. Alle 9 ci sono 32 gradi e il primo pomeriggio 36-37. Il sole è una palla di fuoco in un cielo sgombro di nubi. Chi può se ne sta all’ombra dove di giorno si sta bene grazie ad una brezza che arriva dal mare. Appena viene buio, attorno alle 18.30, il vento dimuisce fino a cessare e milioni di zanzare si preparano all’attacco. Per fortuna non c’è ancora un grosso tasso di umidità.

Casa P.B.

La nostra residenza si trova a una ventina di chilometri dalla città, a un centinaio di metri dalla strada nazionale numero 6 che collega Beira allo Zimbabwe. Il punto di riferimento per arrivare da noi sono due stazioni di servizio dove sono costantemente parcheggiati degli autotreni enormi in partenza o in arrivo. Attorno, un mercato come se ne trovano tanti in Africa: caotico, rumoroso, colorato e spesso puzzolente per via dell’immondizia che si accumula e che solo ogni tanto viene rimossa. La residenza è un edificio basso fatto a L e si trova all’interno di un grande cortile recintato dove crescono imponenti alberi di mango, ma anche banani, palme e papaye.

La casa è molto semplice: oltre ai il locali comuni ci sono 8 camerette e tre uffici. Chi l’ha costruita sembra non aver avuto nessuna idea di cosa vuol dire vivere ai tropici. L’aerazione è infatti scarsissima e i locali diventano dei veri e propri forni. In camera mia ci sono 32 gradi costanti (giorno e notte) e la ventola si trasforma in un gigantesco fon che spara aria calda da tutte le parti. Ogni tanto penso alle spaziose stanze di Treviglio con aria condizionata ma fratel Franco mi ricorda che ci sono persone che spendono un capitale per farsi la sauna mentre noi l’abbiamo in casa,gratis, per almeno 4 mesi l’anno!

Danze tradizionali? Meglio l’house!

Ieri sera sono stato da Alfredo e Regina, una coppia sulla quarantina che ho unito in matrimonio vent’anni fa. Sono stati bravi, hanno affrontato problemi e difficoltà insieme, hanno condiviso gioie e speranze e sono riusciti a costruirsi una modesta ma spaziosa casa per sé e i loro 5 figli che vanno tutti a scuola. Ho trovato il loro cortile pieno di ragazzi, tra i 14 e i 20 anni, anch’essi loro “figli”, nel senso che la comunità cristiana li ha scelti come leader del gruppo giovani. Erano lì per una festa di fine anno. Dopo la cena sono cominciate le danze. Mi hanno chiesto se avevo delle preferenze e ho scelto l’utse, una danza tradizionale molto dinamica che mi è sempre piaciuta. I ragazzi hanno strabuzzato gli occhi (forse alcuni non sanno neppure cosa sia) e uno di loro ha detto: “Che ne dice se partiamo invece con un po’ di house?”. Sì, decisamente è cambiato qualcosa negli ultimi anni.

Cambiamenti

Mentre ce ne stavamo sotto il cielo stellato a guardare i giovani esibirsi in strane danze moderne, il padrone di casa e io abbiamo ricordato brevemente i terribili tempi della guerra civile terminata nel 92 che è costata la vita a più di un milione di persone. Vent’anni fa sarebbe stato impossibile organizzare una serata del genere: a parte il fatto che non c’era elettricità, il cibo era scarso, birra e bibite generi di lusso, c’era il rischio di imbattersi in qualche pallottola vagante con il tuo nome scritto sopra.

Certamente il Mozambico ha fatto enormi passi in avanti da allora. Purtroppo la marcia non è uguale per tutti: pochi hanno innestato la sesta e vivono come dei nababbi, alcuni hann accesso solo alle ridotte, tanti altri non hanno ancora trovato la leva del cambio.

Rivoluzione tradita

Il partito al potere da 35 anni e da 15 democraticamente eletto (Frelimo) continua a dire considera il socialismo come sua ideologia portante e come ideale da realizzare. La realtà è che, come in Angola, gli antichi padri della rivoluzione si sono trasformati nei più spietati e sfrontati capitalisti. Il buon Samora Machel (primo Presidente scomparsoin un misterioso incidente aereo nel 1986) deve continuamente rivoltarsi nella tomba nel vedere che i voltagabbana tra i suoi compagni d’armi sono ormai la maggioranza assoluta e che gli ideali per cui hanno combattuto sono stati allegramente sacrificati sull’altare del dio Mammona. Non parliamo poi dell’opposizione che oltre ad avere enormi scheletri nell’armadio si è rivelata ancora più arraffona, incapace, ingorda e incompetente di quelli contro cui ha lottato per più di 15 anni. Molta gente è rassegnata: “Quando due elefanti lottano l’erba che ne soffre”. Proverbio e allegoria che più calzanti di così non si può. Anche la Chiesa, in generale, rispecchia l’andazzo corrente e quindi fa fatica ad avere una voce ed un ruolo profetico perché alle parole raramente corrisponde la realtà di scelte coraggiose e coerenti.

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