Sabato è stato un giorno di trasferimento. Abbiamo lasciato il sobborgo di Inhamizwa e ci siamo diretti verso la parrocchia di Murraça. La strada più corta tra le due località, essendo una pista di terra battuta e sabbia, è anche quella che richiede maggior tempo di percorrenza in questa stagione in cui i primi acquazzoni stanno già creando notevoli difficoltà.
Abbiamo quindi fatto il giro lungo, costeggiando il parco nazionale di Gorongosa a nord-ovest. Sono 450 km su strada asfaltata che nascondono un’insidia pericolosa: buche enormi che appaiono all’ímprovviso e che solo uno sguardo vigile e una mano forte e salda riescono (non sempre) a evitare. È anche un percorso senza stazioni di servizio per cui è stato con un certo sollievo che ci siamo subito fermati alla prima pompa di gasolio (prezzo 50 centesimi al litro) all’entrata di Caia. Quest’ultima è una cittadina a pochi chilometri dalla nostra destinazione finale, Murraça, e sorge in prossimità del nuovo ponte che attraversa lo Zambesi, collegando così la zona centro a quella nord.
Murraça
La missione di Mu
La maggior parte della gente è povera: molti vivono ancora in capanne e l’acqua corrente e l’elettricità rimangono, per i più, dei lontani miraggi.
Il grande fiume
Il clou della giornata di d
Abbiamo avvistato una famigliola di ippopotami da cui ci siamo prudentemente tenuti alla larga. L’ippopotamo è l’animale che fa più vittime in assoluto nel continente africano.
Tre notizie che hanno attirato la mia attenzione in questa settimana:
1. La distruzione della macchia sulla fascia costiera della capitale per fare spazio a lussuose residenze che stanno spuntando come funghi. Tutto il mondo è paese, purtroppo.
2. Le proteste dei fotografi che accusano il governo di rovinargli l’attività. Con l’introduzione obbligatoria delle nuove carte d’identità biometriche, sparisce la fetta di guadagno generata dalle foto-tessera. Forse sarebbero necessarie altre leggi.
3. Una recentissima analisi di una èquipe della Banca Mondiale ha rivelato che le cause che impediscono uno sviluppo lineare e veloce del Paese sono: corruzione, burocrazia e quello che qui chiamano, con un eufemismo, “oportunismo”, cioè il furto legalizzato. Probabilmente l’indagine è costata migliaia di euro. Bastava chiedere all’uomo della strada per giungere alle stesse conclusioni. E per di più gratis.
A proposito della mia riflessione sull’ìncubo rappresentato dai marciapiedi a Maputo chi capisce il portoghese può leggere un’interessante riflessione di Carlos Serra su www.oficinadesociologia.blogspot.com
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