martedì 8 dicembre 2009

Murraça-Blantyre 610 km

Lunedì 7 dicembre

Inizio tribolato

La partenza è fissata per le 7.30. Giro la chiave e la macchina…non parte! Tentativo di partenza a spinta che non approda a nulla. Allora alziamo il cofano del Mitsubishi Pajero e scopriamo che uno dei morsetti della batteria è un po’ allentato. Ci fermiamo a Caia per il rifornimento e lì ricevo la chiamata di fratel Franco che mi dà una brutta notizia. La notte precedente, in una township tra Johannesburg e Pretoria, dove aveva da poco fondato una parrocchia, viene ucciso uno dei nostri, padre Louis Blondel, francese, con un colpo di pistola al cuore, nel corso di una rapina a mano armata. Il bottino: un pc portatile. Rabbia, sgomento e incredulità sono i primi sentimenti che provo. Il tempo di recitare un paio di Requiem e poi bisogna partire perché la strada è lunga e piena di incognite.


Rally in Zambezia

Attraversiamo il nuovissimo ponte Guebuza (nome dell’attuale presidente del Mozambico) e ci dirigiamo verso Nicoadala, distante 120 km verso nord est, nella provincia della Zambezia... La strada è buona anche se non mancano alcune buche e tratti dove l’asfalto è sparito.

Da Nicoadala a Mocuba percorriamo i migliori 130 km in assoluto sinora. Manto stradale perfetto e segnaletica orizzontale impeccabile.

Da Mocuba al confine con il Malawi è tutta un’altra storia. Sono duecento km di strada sterrata, in alcuni tratti resa molto sconnessa dalle piogge recenti. È però anche divertente guidare su questa pista da rally e il paesaggio è spettacolare.



La pista è una ferita rossa che si insinua nel verde lussureggiante della savana-campagna tutto attorno. Qui a e là sorgono alcune capanne e i campi sono coltivati a granoturco, tutto rigorosamente a mano. All’orizzonte si stagliano picchi di notevole altezza.

Per strada ci imbattiamo in alcuni edifici che portano ancora i segni della guerra civile terminata nel 1992.




Ci fermiamo un paio di volte per rifocillarci con degli ottimi manghi e ananas comprati al mercato e una volta per un fuoripista visto che la rete stradale è completamente bloccata da un autoarticolato che si è messo di traverso.


Nel corso dell’ultima di queste pause siamo colpiti dal fatto che un paio di bambini frughino nell’erba alla ricerca delle bucce di mango che abbiamo buttato via e se le mangiano. Forse hanno notato che erano ben maturi rispetto a quelli acerbi che sono soliti mangiare. La fame non ne vuol sapere di aspettare i tempi della maturazione

Passaggio in Malawi

Arriviamo al confine alle 17.30 (mezz’ora prima che chiuda). La frontiera è ai piedi della montagna più alta del Malawi, il Milanje che si innalza fino a 3mila metri.

Sbrigate le formalità doganali in ¾ d’ora, decidiamo di sfruttare l’ottima sede stradale che troviamo in Malawi per arrivare fino a Blantyre, la città più importante del Paese, anche se non è la capitale.

Prima di entrare in città, decidiamo di passare la notte in un bed &breakfast niente male che porta l’esotico nome di Blue Lagoon.

Aspettiamola cena per quel che sembra un’eternità. Per fortuna i sofà sono comodi, la birra locale Kuche Kuche briosa e leggera e la tv propone un film documentario sui mondiali di calcio del 1970.

Allungo le mie stanche membra sul comodo letto dell’albergo e prego il Signore perché la morte tragica e insensata di cui è stato vittima Louis abbia almeno un significato nel misterioso piano divino.

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