Tre mesi! Sembra ieri ma
sono già passati tre mesi dal mio rientro dall’Italia dopo il “Giugno d’oro”,
anzi d’argento, che ho avuto la fortuna di trascorrere con tante persone care. Uno di loro mi ha fatto notare che la pagina del 25° cominciava ad
essere datata, anche perché giustamente ormai mi trovo già nel 26°!
Quindi, bando alle
ciance e cerchiamo di riassumere questi ultimi 90 giorni.
Corso a Città del Capo
Alcuni partecipanti al seminario.Sullo sfondo, Table Mountain |
A poco più di una settimana dal mio ritorno
a Lusaka, partivo alla volta di Città del Capo per un corso di formazione
organizzato dal CPLO che è lo strumento ufficiale di collegamento tra la
Conferenza episcopale sudafricana da una parte e il Governo e il parlamento di
quel paese dall’altra. Il contenuto del corso ruotava attorno al termine
“advocacy”, una di quelle parole inglesi tanto di moda ma difficilmente
traducibili con un solo vocabolo.
“Tutela dei diritti” (delle fasce più deboli) mi sembra illustrarne abbastanza bene il concetto. In pratica, attraverso una serie di presentazioni e seminari abbiamo toccata aspetti come partecipazione attiva in una democrazia, la dottrina sociale della Chiesa, come presentare un emendamento in Parlamento, come trovare risorse e fondi, etc.
Eravamo una dozzina di persone, sacerdoti e laici, impiegati e studenti, provenienti da vari paesi dell’Africa australe. È stato un corso proficuo e arricchente.
“Tutela dei diritti” (delle fasce più deboli) mi sembra illustrarne abbastanza bene il concetto. In pratica, attraverso una serie di presentazioni e seminari abbiamo toccata aspetti come partecipazione attiva in una democrazia, la dottrina sociale della Chiesa, come presentare un emendamento in Parlamento, come trovare risorse e fondi, etc.
Eravamo una dozzina di persone, sacerdoti e laici, impiegati e studenti, provenienti da vari paesi dell’Africa australe. È stato un corso proficuo e arricchente.
Luglio è inverno pieno al Capo e uno
dei mesi più piovosi, con burrasche improvvise e violente che arrivano
dall’oceano aperto. Abbiamo avuto però
anche la fortuna di giornate calme e soleggiate e ne abbiamo approfittato per
un tour sulla Lion’s Head, (la collina da cui si può ammirate tutta la città) e
un’escursione a Robben Island, l’isola su cui sorgeva la prigione dove Nelson Mandela
trascorse 18 lunghi anni di carcere duro.
Prima dell’inizio del corso ho fatto anche un salto a Franschhoek, cittadina nel cuore dei vigneti che si estendono a nord di Città del Capo.
Sul traghetto per Robben Island. Cape Town & Table Mountain sullo sfondo |
Prima dell’inizio del corso ho fatto anche un salto a Franschhoek, cittadina nel cuore dei vigneti che si estendono a nord di Città del Capo.
Fu fondata nel 1688 dai
rifugiati francesi ugonotti provenienti dall'Olanda, in fuga dalle loro terre
di origine. Con loro portarono alcune piantine di vite e il risultato è che tre
secoli dopo questa è una delle zone più famose in tutto il mondo per la
produzione di ottimi vini che abbiamo avuto modo di assaggiare in abbondanza
visto che era la festa della presa della Bastiglia, qui particolarmente sentita
e celebrata.
Ho incontrato Nick, vecchia conoscenza di Johannesburg, che
qualche anno fa ha chiuso il suo studio di libero professionista, ha comperato
una "signora" fattoria e si è messo a produrre champagne locale. Con ottimi risultati.
Avanti e indietro dal Malawi
Mua, monumento. Arrivo dei Padri Bianchi (1902) |
La Zambia confina
ad est con il Mozambico e il Malawi, aesi dove i Padri Bianchi sono presenti
rispettivamente dal 1953 e dal 1902. E in Malawi, proprio nel luogo dove i primi tre Padri
Bianchi arrivarono agli inizi del secolo scorso, mi sono recato due volte, ad agosto e a settembre. Il posto si chiama Mua e la missione (ora parrocchia) è ancora il centro di riferiemnto per la popolazione del luogo.
Sul
terreno della missione sorge il centro culturale di Kungoni, partorito dal
genio artistico di padre Claude Boucher e portato avanti con determinazione e
cocciutaggine per oltre 35 anni. Nulla dura per sempre però e quindi è urgente
pensare all’avvenire di Kungoni nell’epoca post-Boucher e la faccenda è tutt’altro
che semplice. Ad ogni modo è stato costituito un comitato di transizione, di
cui faccio parte, che, dopo un attento studio della situazione, ha cominciato a
produrre proposte concrete per l’immediato futuro.
Su Kungoni
c’è parecchio materiale in rete, quasi tutto in inglese. Ci sono però vari
video che non hanno bisogno di traduzione. Cercatelo con Google.
Brutta
avventura
Padre Boucher e Gama, il suo braccio destro |
A Mua, in
entrambe le occasioni, ho incontrato gli
affabili e simpatici Stefano e Francesca, una coppia italiana innamorata di
quest’angolo di Africa al punto da trasferirvisi e portare avanti la loro attività di operatori
turistici (vedere www.africawildtruck.com).
Proprio dopo il nostro secondo incontro, conclusosi la sera attorno a un bel
caffè all’italiana e a un bicchiere, nel cortile interno della missione, e dopo
aver commentato che in pochi Paesi africani ci sente così sicuri come in Malawi,
padre Claude Boucher, che vive da solo al centro a un centinaio di metri dalla
parrocchia, veniva aggredito in camera sua da 4 balordi mascherati e armati che
lo hanno derubato di soldi e oggetti. Allertati da una chiamata di Gama, il suo factotum nonché vicino di casa, ci
siamo precipitati sul posto dove l’abbiamo trovato scosso e spaventato ma con
solo qualche graffio ed ecchimosi superficiali, segno che i malviventi erano più interessati a fargli paura che a
fargli del male. Era la prima volta che gli capitava in 35 anni di vita a Mua
ma è di sicuro un campanello d’allarme che farà bene a non ignorare.
L’opera di
una vita
Una maschera del Gule Wamkulu |
Sempre a
Mua, Claude ci ha presentato con orgoglio e soddisfazione il libro a cui ha
lavorato durante una vita intera. Il soggetto dell’opera è il Gule Wamkulu (la
grande danza) dell’etnia Chewa, che in poche parole è una danza rituale eseguita
alla fine delle cerimonie d'iniziazione (chinamwali)
delle ragazze, durante i matrimoni, i funerali e l’insediamento dei capi locali.
Il Gule Wamkulu è un mondo di riti, di insegnamenti pubblici e di pratiche
segrete. Internet offre molto materiale a proposito. Per chi volesse dare un’occhiata
al libro di padre Claude e al materiale inedito che probabilmente verrà
pubblicato sulla rete consiglio di visitare il sito www.kasiyamaliro.org
Chi volesse acquistare il libro (40 euro e in inglese) può farmelo sapere e troverò il modo di farlo arrivare in Italia. Attenzione però: si tratta di un lavoro erudito di ricerca, non il classico coffee table book!
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