venerdì 20 maggio 2011

Viaggi apostolici (o quasi)


Seminario a Johannesburg

Aprile e maggio sono stati mesi di spostamenti dove ho unito l’utile al dilettevole. Sono partito da Beira alla volta di Johannesburg il 4 aprile per partecipare ad un seminario sulla prevenzione degli abusi sessuali dei minori da parte di persone negli ambienti religiosi e in particolar modo tra i Padri Bianchi nella triste eventualità che affiorino casi del genere tra i nostri ranghi.

Questa gravissima piaga che ha rovinato migliaia di persone e che è un dramma e causa di un danno enorme per la Chiesa, su tutti i piani, non è ancora sanata e regolarmente emergono casi nuovi, con minor frequenza in questa parte del mondo ma forse perché il fenomeno è tenuto nascosto come lo fu da noi fino qualche tempo fa. Ad ogni buon conto la sveglia è suonata da un pezzo per cui dobbiamo sapere con esattezza cosa bisogna fare nei vari casi concreti e il seminario ci ha dato qualche informazione pratica su come procedere.



Festa in spiaggia

Dopodiché è stato il momento di qualcosa di molto più allegro e rincuorante: un matrimonio. Anzi, a dire il vero Marco e Sara si erano sposati qualche giorno prima in una cerimonia riservata per soli intimi ma hanno voluto fare una grande festa per parenti e amici sulla spiaggia, con tanto di benedizione solenne. Piccolo particolare: la spiaggia prescelta era a 700 km da Johannesburg dove abitano e in un altro Stato, guarda caso il Mozambico!
Beh, è stato impegnativo ma divertentissimo. Non è mancato nulla: pioggia (insolita per quel periodo dell’anno), gente che si è insabbiata per ore, lavori in corso che hanno reso il viaggio interminabile, un paio di feriti nel preriscaldamento di quella che doveva essere una memorabile partita sulla spiaggia e che in conseguenza non c’è mai stata visto che abbiamo dovuto correre al primo ambulatorio che si trovava a una mezzora di fuoristrada. Il tutto
comunque affrontato con grande spirito, un sacco di risate e sempre una birra fresca a portata di mano. La maggior parte degli invitati erano giovani e questo ha trasformato il fine settimana in una grande festa non stop.

Giovedì santo in autostrada

In queste occasioni il tempo fugge in un modo impressionante e in men che non si dica era già la settimana santa. Mercoledì ho aiutato per le confessioni un confratello irlandese, Raymond, che è responsabile di una parrocchia a sud Johannesburg abitata in prevalenza da persone di origine indiana. L’indomani ci mettiamo in strada alle 8 per andare a celebrare la messa del crisma con l’Arcivescovo e gli altri preti dell’arcidiocesi prevista per le le 10. Mi stupisce che invece di una macchina si prenda un camioncino che comunque esternamente non dà preoccupazioni. Ray mi racconta una lunga storia il cui succo è che la sua vettura è nell’officina di un amico che gli ha prestato il camioncino. Gli faccio notare che il motore fa uno strano rumore e Ray annuisce, maledicendo l’amico meccanico che gli rifila sempre dei catorci e augurando che il motore esploda appena arrivati nel parcheggio dietro la cattedrale dove lo abbandonerà al suo destino. Appena proferite queste parole sentiamo una forte esplosione e vediamo una fumata nera uscire dal vano motore. Fine del camioncino. E della nostra messa del crisma col vescovo. Vi risparmio i dettagli della lunga attesa ai bordi dell’autostrada e tutto il cinema che è seguito. Solo verso le 2 del pomeriggio, stanchi e affamati raggiungeremo una delle nostre case.

Veglia pasquale a Beira

Il venerdì santo riparto per Beira. Il volo con un piccolo aereo della Lam sostituisce la Via crucis in tutti i sensi: come sofferenza e come preghiera. Di notte comincia a piovere e continua fin verso mezzogiorno. È la coda della stagione delle piogge che è agli sgoccioli. Celebro la vigilia pasquale con un gruppo di 600 giovani legati alla comunità di Sant’Egidio che è particolarmente attiva anche per la prevenzione e la cura dell’AIDS. Il cielo minaccia pioggia e al posto di sistemarci comodamente all’aperto, e al fresco siamo costretti, dopo la cerimonia del fuoco, a radunarci in un salone che seppur grande è stipato in ogni ordine e grado. In pochi minuti l’aria diventa rovente. Trascorro le due ore seguenti con un ventilatore che mi spara addosso un vortice di aria calda e che comunque mi permette di non squagliarmi come le candele sull’altare.

Ritiro in Zambia

Dopo aver moderato l’assemblea dei Padri Bianchi in Mozambico la prima settimana di maggio, sono di nuovo in partenza. Questa volta la destinazione è Kasama, nel nord dello Zambia, non lontano dalla frontiera con la Tanzania dove oltre a una parrocchia in mano nostra c’è anche la sede di uno dei nostri noviziati. Lo scopo è quello di predicare il ritiro annuale a un gruppo di confratelli che lavorano in Zambia.

Il nord dello Zambia ha sempre avuto una forte presenza di Padri bianchi fin dal nostro arrivo in 1895. Il primo Vicario apostolico della zona (equivalente di un vescovo) fu il mitico Padre bianco Dupont (a sinistra, nella foto), conosciuto anche come Moto Moto (fuoco-fuoco) forse per la sua passione per la caccia o per il suo temperamento focoso o perché aveva sempre una pipa accesa fra i denti. Un altro nomignolo che gli diedero fu quello di “Re dei briganti”. Caso più unico che raro, durante un periodo di interregno, fu nominato grande capo dell’etnia dei Bemba.

Il paesaggio è molto diverso da quello a cui sono abituato nella zona costiera di Beira e dintorni. Le piogge qui sono terminate da un pezzo e il paesaggio è quello della tipica savana africana che adesso si va tingendo di una tonalità che varia dal giallo al rosso. Le prossime gocce di pioggia cadranno solo a novembre. Il tempo è sempre tiranno e appena finito il ritiro si riparte in macchina per la capitale, Lusaka, mille km più a sud. I primi 500 km sono pieni di buche , il resto è su una strada eccellente ma di una noia mortale. Non c’è nulla che attiri l’attenzione o che aggradi lo sguardo. Non si vede anima viva e nemmeno un animale. Se si potesse, sarebbe mille volte meglio volare sopra queste lande piatte e monotone.

Foratura in pista

Scrivo queste poche righe da Lusaka, in attesa del volo che mi porterà a Johannesburg e in seguito a Beira. Il nostro aereo (Air Namibia) sta volteggiando sopra l’aeroporto da una buona mezzora. Non può atterrare perché c’è un altro velivolo bloccato in fondo alla pista. Stava prendendo la rincorsa per decollare quando… ha bucato! È da un po’ che stanno trafficando per cercare di riparare la gomma ma penso che abbiano desistito. Dall’estremità opposta dell’aeroporto è partito un trattore che a passo di lumaca si sta avvicinando all’aereo per, spero, rimorchiarlo fuori dalla pista. È un peccato che non abbia una buona telecamera per riprendere la scena. Raccontata così non mi crederete mai.



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