mercoledì 27 marzo 2019

Il Mozambico colpito dal ciclone. Il lento e difficile ritorno alla normalità.

Lentamente, dopo lunghi giorni in cui Beira e dintorni sembravano immerse in un incubo senza fine, qualche parvenza di normalità sta tornando. Domani, a due settimane esatte dall'arrivo del ciclone Idai, le scuole e le facoltà universitarie tenteranno di riaprire i battenti. Non è sicuro che dappertutto si riesca anche perché si potrebbero scoprire che pur con tutta la buona volontà, in alcuni casi mancano le condizioni minime per riprendere le lezioni.


Parziale vista aerea della città di Beira prima del ciclone
Luce e acqua stanno tornando ma con una grande differenza da zona a zona. In varie sezioni della città di "cemento" ci sono sia l'una che l'altra; man mano che ci si allontana dal centro manca o l'una o l'altra o entrambe. Molta gente è obbligata a bere l'acqua di pozzi che non offre nessuna garanzia contro infezioni divario tipo. Il governo sta promuovendo una campagna di promozione per allertare la popolazione contro i rischi di bere acqua contaminata e ha fatto distribuire migliaia di kit per la purificazione di quel liquido vitale.
Si continua con la pulizia e lo sgombero dei detriti. Di ricostruzione si parla ancora poco perché mancano il materiale e i finanziamenti per avviarla e in ogni caso ci sono troppe emergenze da risolvere prima che si pensi ad un piano serio.
Non mancano le voci di chi consiglia a molta prudenza: i cambiamenti avvenuti attorno alla città e nel suo interno non fanno presagire molto di buono.
Quando si parla del futuro di questa città infatti, c’è un aspetto che non dobbiamo dimenticare, reso noto da uno studio dell' INGC (Istituto nazionale per la gestione di calamità naturali) nel 2009. In previsione di un innalzamento del livello del mare dato per certo, una parte della città finirebbe sott’acqua entro il 2030. Diventa quindi imperativo, passata l'emergenza, ripensare completamente il progetto di (ri)costruzione in aree vulnerabili.

Le acque dei fiumi Buzi ePungue continuano ad abbassarsi e questa è una bella notizia. Si teme però che affioreranno molte vittime per ora date per disperse. Ieri, con il ritrovamento di 37 cadaveri in avanzato stato di decomposizione nella zona di Dombe, il numero delle vittime aveva superato le 500 

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