Parziale vista aerea della città di Beira prima del ciclone |
Si continua con la pulizia e lo sgombero dei detriti. Di ricostruzione si parla ancora poco perché mancano il materiale e i finanziamenti per avviarla e in ogni caso ci sono troppe emergenze da risolvere prima che si pensi ad un piano serio.
Non mancano le voci di chi consiglia a molta prudenza: i cambiamenti avvenuti attorno alla città e nel suo interno non fanno presagire molto di buono.
Quando si parla del futuro di questa città infatti, c’è un aspetto che non dobbiamo dimenticare, reso noto da uno studio dell' INGC (Istituto nazionale per la gestione di calamità naturali) nel 2009. In previsione di un innalzamento del livello del mare dato per certo, una parte della città finirebbe sott’acqua entro il 2030. Diventa quindi imperativo, passata l'emergenza, ripensare completamente il progetto di (ri)costruzione in aree vulnerabili.
Le acque dei fiumi Buzi ePungue continuano ad abbassarsi e questa è una bella notizia. Si teme però che affioreranno molte vittime per ora date per disperse. Ieri, con il ritrovamento di 37 cadaveri in avanzato stato di decomposizione nella zona di Dombe, il numero delle vittime aveva superato le 500
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