mercoledì 22 marzo 2023

Intervista a Radio Popolare del 17_03

 A partire dal minuto 16:25 si può ascoltare il racconto di Sara Milanese che mi ha intervistato:

esteri-di-venerdi-17-03-2023


mercoledì 15 marzo 2023

Freddy forse se ne va ma lascia un disastro alle spalle

 Forse questa volta Freddy se ne va e non tornerà più. Forse. Perché da giovedì rientrerà nelle acque calde del Canale del Mozambico e anche se questa volta le condizioni meteo dovrebbero decretarne la sparizione nessuno se la sente di dirlo a voce troppo alta. Intanto, dietro di sé il ciclone, diventato depressione tropicale, lascia uno scenario catastrofico. Impossibile quantificare i danni visto che sta ancora diluviando e si temono piene di vari fiumi. I morti però aumentano. Ventuno nella provincia della Zambezia (tra di loro i genitori e un nipote del nostro guardiano, schiacciati da un grosso albero caduto sulla loro casa) e duecento nella zona meridionale del vicino Malawi. 

Le immagini che arrivano da quelle zone mostrano l'entità e l'estensione dei danni. Qui un reportage di Rai News International 

Boane

La vita a Boane è ripresa. Per molti si tratta di ricominciare praticamente da zero, avendo perso tutto. La parrocchia, tramite gli aiuti ricevuti sul posto da parte di privati e imprese e le offerte che sono entrate anche grazie al video postato qualche settimana fa su Youtube continua ad assistere una quarantina di famiglie. I segnali di ripresa sono evidenti nel tipo di richieste che riceviamo: zappe, rastrelli, asce, innaffiatoi, sementi. 

Noi padri siamo ancora in affitto in una casa un po' angusta anzi decisamente minuscola se paragonata agli ampi spazi di cui godevamo prima dell'alluvione. Stiamo ancora cercando casa ma è chiaro che almeno per un anno dovremo continuare a vivere in affitto. Dal quartiere generale a Roma ci dicono che non ci sono più soldi e che per quest'anno non si può pensare in modo alcuno all'acquisto di immobili o di proprietà. La diocesi di Maputo ha solo buchi nelle tasche e quindi spetterà ai Padri Bianchi decidere che fare in questa situazione. 

sabato 11 marzo 2023

Ciclone Freddy, ultimi aggiornamenti

Il ciclone Freddy si trova a 64 chilometri dalla città di Quelimane che sarà la porta d'ingresso del ciclone tropicale Freddy questa domenica. 

"Freddy continua ad essere un ciclone tropicale. È arrivato a una velocità di 7 chilometri orari, ma ha rallentato ulteriormente.  Questo significherà un ingresso tardivo nel continente perché ci aspettavamo che entrasse nelle prime ore di sabato, nella città di Quelimane, ma avendo ridotto la velocità di spostamento, impiegherà più tempo a entrare", ha spiegato il meteorologo Manuel Francisco.

Al suo ingresso, il ciclone Freddy potrebbe causare venti di 150 chilometri orari con raffiche fino a 215 chilometri orari e poi potrebbe trasformarsi in una depressione tropicale, causando piogge e forti venti.

"I suoi effetti si fanno già sentire nella città di Quelimane e in alcuni distretti della provincia di Sofala. A Morumbala, per esempio, abbiamo avuto, in 24 ore, 491,4 millimetri di pioggia. È molta pioggia e continuerà nei prossimi giorni", ha dichiarato Manuel Francisco.

L'allerta riguarda le province di Zambezia, Sofala, Manica, Tete e Nampula, che potrebbero essere colpite da forti piogge e forti venti. Si prevede che il ciclone Freddy rimarrà nel Paese per due giorni.

giovedì 9 marzo 2023

Mozambico: 117 le vittime di cicloni e inondazioni

 Di seguito una nota pubblicata dall'AIM (agenzia locale) con cifre e statistiche. Un capitolo a parte meriterebbe la gestione della apertura delle paratoie delle dighe (nel nostro caso la causa principale dell'inondazione) che appare a dir poco pressapochistica e su cui regna un silenzio assordante e la scarsità dei mezzi di soccorso messi in campo nell'emergenza (mi riferisco sempre al fiume Umbeluzi che ha inondato la nostra area) ma si sa che certe questioni non vengono nè toccate ne risolte in buona parte del mondo e il nostro Paese (l'Italia) in quest campo non puó dare lezioni di moralità e efficienza a nessuno...



Le tempeste e le inondazioni che hanno colpito il Mozambico da febbraio hanno provocato la morte di 117 persone, secondo il Primo Ministro Adriano Maleiane. Nel dare informazioni sulle inondazioni mercoledì (ieri 8 marzo, ndr)al Parlamento del Paese, l'Assemblea della Repubblica, Maleiane ha detto che fino al 5 marzo sono state colpite 272.000 persone.

Il ciclone Freddy è stato responsabile di gran parte dei danni. Quando ha colpito parti delle province meridionali di Inhambane e Gaza a fine febbraio, ha fatto cadere tra i 300 e i 900 millimetri di pioggia in 24 ore. Invece di dissiparsi, il ciclone è ritornato sul Canale di Mozambico e si sta dirigendo a nord verso la provincia di Zambezia, dove dovrebbe arrivare venerdì. Le forti piogge hanno gonfiato molti dei principali fiumi del Mozambico. Maleiane ha dichiarato che i fiumi Limpopo, Incomati, Maputo, Pungoe e Rovuma hanno raggiunto il livello di allerta.

Il Primo Ministro ha aggiunto che finora sono state distrutte o danneggiate circa 50.000 case, oltre a 686 aule scolastiche e 69 unità sanitarie. Le tempeste hanno anche abbattuto 194 tralicci dell'elettricità.11.000 chilometri di strade sono stati danneggiati e 73.000 ettari di coltivazioni sono stati inondati.

Dando ulteriori dettagli sui danni, il Ministro dei Lavori Pubblici Carlos Mesquita ha dichiarato all'Assemblea che 265 vasche per l'acquacoltura sono state distrutte come pure 86 barche da pesca. 1.747 reti da pesca sono state spazzate via. La distruzione di 686 aule in 1.012 scuole ha interessato poco più di un milione di alunni e 11.895 insegnanti.Oltre alle coltivazioni sommerse, gli agricoltori hanno perso 1.089 capi di bestiame e 31.378 polli e altri volatili.

Mesquita ha dichiarato che il governo ha agito per sensibilizzare la popolazione a lasciare le aree a rischio di inondazione e a cercare terreni più rialzati. Le campagne di sensibilizzazione hanno raggiunto oltre 170.000 persone, di cui 18.229 sono state portate al sicuro nei centri di accoglienza gestiti dal governo. Sono in corso lavori di riparazione delle strade interrotte dalle inondazioni, compresa la posa di ponti metallici nei punti in cui i ponti tradizionali sono stati spazzati via.

Mesquita ha sottolineato che la stagione delle piogge non è affatto finita e che il ciclone Freddy continua a minacciare le province centrali.

mercoledì 1 marzo 2023

Il dopo alluvione

Lentamente le persone rientrano nelle loro abitazioni o in quel che è rimasto di esse. Parlare di un ritorno alla normalità è una parola grossa. Anche se il ciclone Freddy, da giorni indebolitosi a livello di depressione tropicale, da noi non ha fatto grossi danni, (tranne piogge molto abbondanti fino a ieri mattina), la devastazione provocata dalla piena del fiume Umbeluzi è sotto gli occhi di tutti.

Strade, ponti, rete idriche ed elettriche in uno stato pietoso in più punti. Macerie ovunque, acquitrini dai miasmi nauseabondi dove marciscono piante, pesci e animali affogati durante l'alluvione  e poi lo spettro della fame perchè oltre ad avere sepolto i raccolti, l'acqua ha anche spazzato via quel poco che c'era in casa. Si calcola che nella regione di Maputo siano 71mila gli ettari sommersi il che equivale al 26 % delle terre arate dall'inizio della stagione delle semine 2022-23. Le famiglie a rischio fame sono 30mila e a meno di una seconda semina dal raccolto miracoloso, la speranza di una veloce risoluzione del problema diventa un'utopia col passare di ogni giorno.

Da ieri le persone presenti nei centri di accoglienza sono state invitate a tornare a casa perchè i luoghi occupati sono in genere scuole statali che devono riaprire i battenti per non pregiudicaere un anno scolastico che partirà con tre settimane di ritardo. Per incoraggiare i recalcitranti, il comune ha smesso di distribuire pasti nei centri e ha offerto un kit di generi di prima necessità a coloro che rientrano nelle loro case o in quelle di parenti, amici e colleghi.

In parrocchia continuiamo a ricevere donazioni, soprattutto di cibi, vestiti e prodotti per l'igiene personale. Pian piano le persone che vi avevano trovato rifugio tornano a casa e l'impegno è quello di continuare ad aiutarli con il minimo indispensabile, monitorando sul posto la loro situazione reale. L'emergenza è passata, l'assistenza però continuerà nei casi più bisognosi.