mercoledì 2 dicembre 2009

Martedì 1 dicembre, ci alziamo alle 5 (e per me questo è sempre un trauma)per dirigerci verso la regione centrale del Mozambico. Sta diluviando... Squadre della nettezza urbana stanno svolgendo il proprio lavoro muniti di guanti e mascherine. Imbocchiamo la N1 diretti verso Xai-Xai (da pronunciarsi “Sciai-Sciai”).
Piano piano il caos della capitale lascia il posto all’ assoluta tranquillità della savana africana.
Di tanto in tanto incrociamo donne ed uomini che camminando sul bordo della strada si dirigono al lavoro o propongono ai viaggiatori i prodotti della terra. Prima di entrare in città oltrepassiamo il mitico fiume Limpopo. Ci fermiamo per una foto ricordo e decidiamo di comprare alcune banane dolcissime. Non abbiamo però spiccioli e la donna non ha il resto. Problema subito risolto: si barattano le banane con una camicetta da donna che abbiamo nei nostri bagagli.
La strada è buona fino a Xai-Xai ma subito dopo diventa un groviera. La striscia d'asfalto è quasi inesistente e piena di buche, alcune delle quali enormi, che essendo piene d'acqua rappresentano un vero pericolo per la salute del nostro pur robusto fuoristrada (un Toyota Hilux).
E la situazione si protrae per quasi 100 km...
Dopo aver pranzato in riva all'oceano a Maxixe (“Mascisce”), visto che diluvia, decidiamo di continuare il nostro viaggio. Ritroviamo altri 60km di strada dissestata che ci costringono a fare una media di 30-40 km e raggiungiamo Vilanculo (sì, si chiama proprio così!) alle 18.30. Abbiamo percorso 650 km che ci hanno mostrato le varie facce del Paese: quella cittadina, quella rurale, quella della ricostruzione, della “normalità” e quella del dissesto totale.

Oggi abbiamo poltrito fino alle 7.30 e poi siamo andati a fare il bagno. L'acqua è limpidissima e calda ma la corrente è davvero molto forte. Durante la bassa marea l'acqua si ritira di parecchie centinaia di metri.
Siamo a un paio di km a sud da quella che era la stupenda baia di Vilankulo, trasformata in un cimitero di imbarcazioni in seguito al violentissimo uragano che sconvolse la regione nel febbraio di 2 anni fa.
La cittadina in sé non offre nulla di interessante: qui si viene per andare al mare, fare pesca d’alto bordo, immergersi e visitare lo splendido arcipelago di Bazaruto che si trova proprio di fronte. Domani faremo una breve sosta a Inhassoro (70 km più a nord)e poi partiremo per Beira dove contiamo di arrivare la sera.
Il mio cellulare di qui: 00.258.82.55.04.733 ma accendo regolarmente anche il mio vecchio numero Vodafone.

lunedì 30 novembre 2009


Secondo giorno a Maputo. Tre parole che riassumono quanto abbiamo visto oggi: cellulari, costruzioni e marciapiedi (che è un eufemismo chiamare sconnessi).

Cellulari: non solo bene in vista nelle mani, al collo o all’orecchio di quasi tutti ma anche venditori di ricariche ad ogni angolo, pubblicità ovunque (intere facciate di palazzi che reclamizzano M-cell –che va per la maggiore-, o Vodacom) centri vendita spuntati ovunque. Si direbbe che da queste parti il digital divide si stia chiudendo .


Marciapiedi: alberi cresciuti oltre misura, opere iniziate e abbandonate, scavi male riempiti, putride pozzanghere, cumuli di immondizie abbandonati, venditori ambulanti: tutto questo e molto altro contribuiscono a fare dei marciapiedi di Maputo un’autentica gimcana e in alcuni casi un percorso di guerra.. Un consiglio: se mai verrete da queste parti in un futuro prossimo, non camminate mai con lo sguardo rivolto in alto: fermatevi e ricominciate a muovervi quando i vostri occhi sono di nuovo rivolti a terra: ne va della vostra incolumità.



Costruzioni: dappertutto: nuove, in riparazione, in abbattimento per lasciar posto ad altri edifici, soprattutto alberghi e uffici. Maputo è un immenso cantiere. Si lavora anche la domenica per il doppio dello stipendio. Ieri abbiamo chiesto a un muratore quanto guadagnava: 100 meticais al giorno (2 euro e rotti), E questa è considerata un’ottima paga anche se un sacco di riso di 50 kg costa più di 1.500 meticais. Al momento l’euro è scambiato a 44 meticais.
Abbiamo iniziato la giornata con una vista panoramica dall’edificio più alto di Maputo che,pur costruito nella parte bassa della città,dall’alto dei suoi 33 piani domina su tutta la capitale.
Poi siamo andati a caccia dell’auto (trovata, una robusta Toyota Hilux che dovrà portarci a 1.200 km più su, a nord, e questo grazie all’interessamento dell’indispensabile quanto generoso Silvano e di sua moglie Daniela,) abbiamo provato l’ebbrezza delle corse nei taxi a tre ruote e in quelli chiamati “collettivi”: in un pulmino per 9 persone ci siamo trovati in alcuni momenti anche in 15 più un sacco di riso che si è regolarmente strappato e per ultimo ci siamo infilati in uno dei più frenetici, affollati e variegati mercati di tutta l’Africa australe: il mitico Xipamanine!
Un ultima corsa a recuperare un pezzo di grana da portare in regalo ai confratelli a Beira e un buon meritato boccone in riva al mare hanno concluso la giornata.
A presto.




Michele e Zeno si stanno comportando egregiamente. Eccoli qui mentre riprendono fiato:




For my English speaking friends: sorry I havent’ got the time to put all this into English. I suggest that you make good use of Google translator until I find a bit of time to let you know what is happening in this beautiful land of Mozambique. Take care.

domenica 29 novembre 2009

Eccomi a Maputo, la capitale del Mozambico.Con i miei compagni di viaggio siamo partiti giovedì sera da Madrid alla volta di Johannesburg. Carichi come muli (l'Iberia ci ha dato 46 kg a testa che arrivavano sopra i 55 con il bagaglio a mano) a fatica ci siamo infilati nella macchina inviataci dal mitico Tino. A Jo´burg siamo stati ospiti dagli ineffabili Carmen e Piero che hanno subito organizzato una cena sopraffina di benvenuto. Unico prezzo da pagare: una messa prima di metterci a tavola. Venerdì mattina, all'alba, noi e i nostri 9 bagagli abbiamo trovato posto nell'Audi di Piero (una cosa quasi da Guinness!) che ci ha portato alla stazione degli autobus. Il viaggio verso Maputo è stato lungo ma abbastanza piacevole; l'autobus a due piani, confortevole e dotato di aria condizionata, ha impiegato 8 ore a percorrere i 600 km che separano Jo'burg, a 1.600 mt di altezza a Maputo che si affaccia sull'oceano Indiano.
Oggi abbiamo girovagato per la città, mangiato dell'ottimo pesce e preso il primo sole che ha reso le nostre facce rosse come peperoni.
Domani altra giornata di esplorazione prima di avviarci verso nord. Un caro saluto a tutti

venerdì 20 novembre 2009


Ciao a tutti. Ho appena aperto questo spazio per tenervi al corrente dei miei vagabondaggi africani. Parto il 26 novembre. Milano-Madrid-Johannesburg. Il 28 Johannensburg-Maputo (Mozambico) in autobus. Poi con molta calma risaliremo lungo la costa (in macchina, se la troviamo!!!), su fino a Beira (1.200 km). Sosta e poi di nuovo qualche centinaio di km fino in Malawi di cui vogliamo visitare la parte meridionale. Si ritorna a Beira con i miei due compagni di viaggio (Michele e Zeno) verso il 15 dicembre, poi loro rientrano perchè "tengono famiglia" e io mi dovrei fermare a Beira fino a Natale. Un caro saluto.
Claudio