L’autostrada EN 6
che collega la città di Beira al resto del Paese e allo Zimbabwe è stata
rattoppata nei punti in cui l’ondata di piena si era portata via dei tratti.. Questo
significa che il trasporto di persone e di materiale per affrontare l’emergenza
diventa molto più semplice.
In alcune zone della città è stata ripristinata l’energia elettrica anche se si tratta di zone molto
limitate. Resta moltissimo da fare, cominciare dalle decine di pali della luce
e di tralicci di alta e media tensione che sono stati sradicati dalla forza del
vento e dai fiumi esondati. Anche l’acqua
è tornata a sgorgare dai rubinetti alimentati dalla rete idrica. Questo
significa accesso all’acqua potabile dopo dieci giorni in cui molti sono stati
obbligati a bere e usare acqua contaminata e infetta.
I fornitori di reti cellulari
e di internet sono riusciti a ristabilire la rete di comunicazione che era
stata gravemente danneggiata.
I livelli dei fiumi Pungwe e Buzi si stanno abbassando ma la
cittadina di Buzi (che sorge alla foce del fiume omonimo) rimane isolata. Sono
soprattutto dei privati che trasportano i passeggeri verso Beira con ogni tipo di
imbarcazione (spesso di fortuna) e si parla di un aumento significativo del “biglietto”
anche se ricevono 100 litri di carburante per il servizio che offrono.
Da parte sua, la
Caritas diocesana è riuscita ad allestire tre serbatoi di acqua potabile nelle
scuole Samora Machel e Amilcar Cabral e nella parrocchia di Sao José di Cluny.
Il salone del centro pastorale Dom Sebastiao è stato
trasformato in magazzino e insede operativa della Caritas. I padri di
Mafambisse (a una quarantina di km dalla città, lungo la EN6, si prodigano per garantire
un pasto al giorno ai bambini alloggiati nei cinque centri (con 100 bambini
ognuno) allestiti in quella località.
…e quelle brutte
Il numero ufficiale dei morti è salito a 450 nel solo
Mozambico. Migliaia sono i dispersi di cui non si hanno notizie da venerdì 15.
I centri di prima accoglienza per i senza tetto danno ospitalità a
110mila persone. In molti rioni le persone sono costrette a vivere nell’acqua
putrida che circonda le loro abitazioni. Molte case non hanno un tetto per cui
si è esposti alla pioggia che, pur in maniera più leggera, cade a tratti e al
sole cocente di questa stagione. Si temono epidemie di colera e di tifo mentre
acute forme di diarrea e di dolori intestinali sono già all'ordine del giorno.
Si è registrato anche un forte aumento dicasi di malaria dovuto al fatto che
migliaia di persone dormono senza la protezione delle loro case e senza
zanzariere.
La casa parrocchiale di Sao Benedito (qui sopra) che fa parte della
missione costruita da padre Cesare Bertulli (padre bianco) all’inizio degli
anni cinquanta, è stata gravemente danneggiata.