giovedì 2 dicembre 2021

Martedì 22. Cerimonia funebre

 

Oggi vado a Boane in compagnia dell’Arcivescovo Francesco per il funerale di un giovane che viveva nella comunità dei padri Salvatoriani che hanno portato avanti la parrocchia negli ultimi due anni. Causa della morte: complicazioni dovute al sistema immunitario pesantemente indebolito dal Covid 19 che aveva contratto agli inizi dell’anno.


Sono le 7.30 del mattino e mentre attendo che l’arcivescovo finisca di prepararsi, la suora alla reception annuncia l’arrivo del “motorista”, l’autista mandato dalla parrocchia a prenderci. Alzo gli occhi e in controluce vedo un  uomo che mi chiama per nome ma che, anche a causa della mascherina che indossa, non riesco a riconoscere. Quando l’abbassa e con un grande sorriso mi dice “ Sono Rafael!” riconosco immediatamente la persona che più di trent’anni fa faceva parte del gruppo giovani della parrocchia di São Benedito dove cominciai la mia esperienza missionaria. Adesso è un uomo sposato, fa il veterinario e vive nella parrocchia di Boane. Sono rimasti intatti i modi gentili e la voce sommessa che aveva fin da ragazzo.

L'arcivescovo incensa la bara
In chiesa siamo un po’ stipati, anzi troppo, considerando le misure restrittive ancora in vigore. Tutti sono mascherati e girano bottigliette di disinfettante per le mani. Noto una cospicua presenza di militari in uniforme e non mi spiego il perché pur sapendo che dall’altra parte della strada c’è un esteso insediamento militare. Solo dopo la messa qualcuno mi dirà che il papà dello sfortunato è un militare di professione che risiede nell’accampamento.

Al camposanto 
Durante la cerimonia comincia a cadere una pioggia minuta ma molto fitta che ci accompagnerà per buona parte della giornata. Al termine riprendiamo la macchina e ci avviamo sulla strada che conduce al cimitero. Noi siamo tra i primi ma ci vuole un po’ prima che tutta la comitiva arrivi sul posto. Nel frattempo sono bagnato fradicio e rimpiango di aver dimenticato l’ombrello a casa. Le preghiere, il saluto finale e il riempimento della fossa (a mano) richiedono un bel po’ di tempo. Continua a piovere e non sapendo bene a che ora finirà il tutto mi guardo in giro e incrocio lo sguardo del buon Rafael che capisce al volo. Si avvicina, mi allunga le chiavi della macchina e mi consiglia di mettermi al riparo. Una volta in vettura non trovo niente di asciutto da mettermi e allora indosso di nuovo il camice della messa che mi terrò per il resto della giornata.

Dopo un bel po’, sguazzando sul sentiero divenuto fangoso, arrivano gli altri miei compagni e ripartiamo, questa voltain direzione dell’accampamento. Sotto una grande tenda militare trovano posto un centinaio di persone. Altre preghiere e poi il pranzo è servito. Quando prendiamo il commiato sono le 2 passate e arriviamo in città alle 3 e mezzo. Siamo partiti alle 7.30.

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